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Scontro sulla norma che manca. "No alla legislazione Arlecchino"

Pressione dei laici per un intervento del Parlamento. La battaglia di Fi contro "il turismo di morte"

Scontro sulla norma che manca. "No alla legislazione Arlecchino"
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Il congedo di «Serena» rinfocola il dibattito sul fine vita. Da un lato c'è chi, come i responsabili dell'associazione Luca Coscioni, ricordano la proposta di legge denominata «Liberi subito», che regola con tempi certi il lavoro che Asl e comitati etici devono svolgere per verificare la sussistenza dei requisiti tratteggiati dalla Consulta con la sentenza 242 del 2019. Dall'altro ci sono molte forze politiche che vogliono frenare la «fuga in avanti» delle Regioni e dichiarare di competenza del Parlamento l'elaborazione di leggi che riguardano tutta la comunità nazionale. Che una norma sul fine vita sia necessaria (e urgente) lo riconoscono sia Carlo Calenda («favorevole a una normativa su questo tema. Il parlamento è in grandissimo ritardo), sia Mariastella Gelmini (Noi moderati) che ricorda che il dibattito si deve sostenere nelle aule parlamentari. Ciò che teme è una «legislazione Arlecchino»: «Non può valere il principio secondo cui, siccome il Parlamento non legifera, ogni regione si sente libera di intervenire a casa sua su un tema così complesso». Il riferimento è al caso della Toscana che ha dato ii via libera alla legge sul fine vita. «Il parlamento è sovrano - conferma il leader di Forza Italia, Antonio Tajani -. Bisogna ben distinguere tra il suicidio assistito e l'accanimento terapeutico: siamo tutti contro l'accanimento terapeutico. Il suicidio assistito non è che mi convinca molto». L'azzurra Olimpia Tarzia ricorda che un percorso legislativo è già stato avviato in Commissione Giustizia al Senato. E ricorda che il rischio che va evitato è quello di alimentare quello che considera una «sorta di turismo di morte», visto che la disparità di trattamento tra regioni potrebbe spingere le persone a spostarsi per questo motivo.

Sul tema interviene anche il governatore Luca Zaia intenzionato a presentare una delibera che preveda un regolamento da approvare in Giunta Regionale. «Il fine vita esiste già - ricorda in un'intervista -. C'è la sentenza della Consulta del 2019. Stabilisce che un malato terminale può fare domanda se sono rispettati questi quattro requisiti: diagnosi infausta, mantenimento in vita da supporti, grave sofferenza fisica e psichica, libertà di scelta. In Veneto abbiamo già al momento sette domande». E il suo partito conferma con un comunicato un approccio laico con libertà di coscienza. «La legge serve - osserva l'europarlamentare dem Alessandro Zan -. Purtroppo abbiamo al governo una destra che ha un approccio ideologico, e quindi crudele, al tema». »La legge Toscana - aggiunge Emma Bonino - è rivoluzionaria perché, dopo tanti anni, finalmente si tenta di scardinare, dando applicazione a una sentenza della Corte Costituzionale di ben 6 anni fa, il silenzio della politica sul tema del fine vita».

Critica invece la posizione di Fratelli d'Italia. «Sul tema registriamo una fuga in avanti delle Regioni, peraltro con profili di forte incostituzionalità visto che su questa materia è il Parlamento ad avere competenza».

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