I ragazzi tornano a scuola: meglio che niente. Questo in sintesi il pensiero dei genitori, intervistati da YouTrend per SkyTg24. Sette su dieci non sono affatto contenti della nostra scuola e ritengono che sia peggiorata rispetto a quando c'eravamo noi tra i banchi. In effetti, allora andavamo a farci riempire di sapere e ne uscivamo intrisi di nozioni, alcune importanti e altre meno. C'era quello, nemmeno tanto bravo, che però conosceva a memoria tutte le capitali dell'Africa. Ma oggi? Vedono su Tik Tok di un golpe in Mali e non sanno manco dove cercarlo sul mappamondo, che non hanno perché c'è Google Maps. Imparavamo conoscenze utili e altre ritenute inutili perché inservibili: con chi potrai mai parlare in latino o in greco antico? Solo chi le studiava avrebbe poi scoperto che nella vita sono quelle più determinanti.
Nel complesso, lo studio scolastico serve ad apprendere e possedere un bagaglio personale di conoscenza, oggi in apparenza reso superfluo dalla tecnologia, che rende immediatamente disponibile qualsiasi informazione. Sempre che funzioni la wi-fi? No, sempre che uno sappia cosa cercare. Internet ce l'hanno il sapiente e l'ignorante, ma solo uno lo può davvero usare e sarà ancora più sapiente, mentre per l'altro le cose si complicano ogni giorno di più. Inoltre, lo studio stimola lo sforzo intellettuale e così allena la mente a capire e collegare. Come ogni attività umana, fa emergere le differenze tra i ragazzi, fatte di inclinazioni verso una disciplina o anche di generale capacità e volontà di apprendere. Invece negli ultimi decenni leggi e riforme, ispirate a idee egualitarie ben note, hanno introdotto l'illusione che nascondere le differenze equivalesse a cancellarle: la classica testa sotto la sabbia. Così alla scuola è stato chiesto di sviluppare la personalità, coltivando la qualunque, dalla recitazione alla musica, dall'impegno sociale al fumetto, pur di bilanciare che in matematica proprio non ci siamo. Tanti giovani usciti da quelle aule faticano, nonostante la personalità, a entrare nel mondo del lavoro e ci devono pensare mamma e papà, ma solo quelli che possono e addio all'ascensore sociale: se sei figlio di una strada esce.
I genitori qualcosa devono aver intuito, visto che chiedono più ore di lezione in quasi tutte le materie e non solo questo. Tre su quattro auspicano che il voto in condotta torni a pesare, forse anche per supplire a quell'educazione che non gli hanno voluto né saputo dare. Del resto, l'abdicazione al ruolo genitoriale emerge anche da quella metà che accetterebbe la decisione del figlio sul percorso scolastico, senza nemmeno provare a convincerlo. Poi vogliono l'introduzione dell'uniforme, ma un terzo è contrario e allora non capisci se sia per dare più risalto alla testa che all'aspetto esteriore o solo per non spendere in vestiario.
Infine, due su tre confermano la scelta della scuola pubblica e non deve stupire. Un tempo la scuola privata era quella dei preti, più rigorosa, non le srl di adesso. Insomma, la scuola non va bene. E allora? Mica li possiamo tenere a casa?
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