Pietra tombale sulla democrazia a Hong Kong, che la Cina aveva giurato di rispettare quando si è ripresa la città stato dagli inglesi. La sentenza di colpevolezza per quasi tutti gli attivisti, che hanno osato opporsi al giogo comunista, li ha silenziati per sempre seppellendo in carcere chi si batteva per un minimo di libertà.
In 47 erano alla sbarra da anni: 31 hanno ammesso la «colpa» sperando in una pena più lieve, 14 sono stati giudicati colpevoli e solo due assolti, ma il potere giudiziario che risponde a Pechino ha deciso di presentare ricorso. L'accusa è nientemeno che di «cospirazione e sovversione» con l'intento di minare «il potere e l'autorità sia del governo che del capo dell'esecutivo per creare una crisi costituzionale a Hong Kong» ha sostenuto il giudice Andrew Chan. Peccato che gli imputati non sono terroristi pronti a farsi saltare in aria o golpisti che vogliono abbattere con le armi il regime comunista. La grave colpa è di avere organizzato delle elezioni primarie, non ufficiali, con l'ardito piano di formare una maggioranza per porre il veto sul bilancio e costringere i fantocci di Pechino a dimettersi accogliendo le richieste della popolazione che scendeva in massa in piazza nel 2019. In 610mila, si erano registrati, in maniera inaspettata, alle primarie.
Nessuno prevedeva di sparare un colpo o fare del male a una mosca. La riscrittura della legge elettorale ad Hong Kong, che ha di fatto cancellato qualsiasi candidato libero e soprattutto la nuova legge sulla sicurezza ha permesso non solo di arrestare i 47 attivisti, ma di seppellirli in prigione. Dopo la sentenza di ieri, le pene, ancora da stabilire, potrebbero variare da 10 anni all'ergastolo. I colpevoli di democrazia dovevano venire schiantati con una sentenza esemplare. Joshua Wong è diventato famoso come l'attivista adolescente per avere iniziato da giovanissimo a protestare creando un gruppo studentesco. Il veterano Leung Kwok-hung, soprannominato «capelli lunghi» per la folta capigliatura, si batteva per le politiche sociali a favore dei pensionati e dei più poveri. Lam Cheuk-ting era un investigatore anti corruzione sceso in politica, Gwyneth Ho è un ex giornalista. Tutti colpevoli di «cospirazione e sovversione» per la magistratura dei mandarini comunisti.
«Il messaggio delle autorità è chiaro: qualsiasi attivismo dell'opposizione, anche quello moderato, non sarà più tollerato», ha dichiarato al New York Times, Ho-fung Hung, esperto di politica di Hong Kong presso la Johns Hopkins University. Un altro «colpevole» è Benny Tai, ex professore di diritto e la veterana delle campagne democratiche Claudia Mo. Quattro imputati hanno collaborato con le autorità testimoniando contro il loro compagni. Le proteste e la presenza dei diplomatici di Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia non sono servite a nulla. Pechino ha intimato di «non interferire negli affari interni» della Cina.
Martedì sono stati arrestati sei attivisti che volevano ricordare il massacro di Tienanmen e altri sono finiti in manette mentre protestavano pacificamente all'esterno della corte, che ha affossato per sempre la democrazia a Hong Kong.
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