Biden e il suo governo si ritrovano spesso di questi tempi a contare i propri alleati e tra quelli di cui sta diventando difficile fidarsi ricorre spesso il nome dell'India. Non è più un sospetto. La sorpresa magari c'è stata quando Nuova Delhi, con Pechino e Riad, si è astenuta all'Onu sulla mozione di contro Putin per l'invasione in Ucraina. Adesso c'è solo irritazione. Il premier Narendra Modi ha ricevuto con tutti gli onori il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Non è stata chiaramente solo una visita di cortesia. Mosca punta molto sull'India per rompere il suo isolamento internazionale. È una sponda importante, economica e diplomatica. La prima mossa riguarda gas e petrolio, da vendere a prezzo di saldo, pagando se non in rubli almeno in rupie, con uno sconto mai visto e una fornitura di almeno quindici milioni di barili. L'idea di pagare con la moneta indiana servirebbe a non violare le sanzioni. È di fatto un trucco. Washington non l'ha presa affatto bene e ha detto chiaramente, con le parole del vice presidente per la sicurezza Daleep Singh (anche lui in visita nel subcontinente), che ci sarebbero conseguenze. L'altra intesa riguarda invece le trattative di pace. Lavrov ha indicato il governo indiano come mediatore privilegiato, dando così all'India un ruolo strategico e allo stesso tempo ridimensionando l'Europa in una guerra che si combatte davanti alle porte di casa. C'è chi ha anche notato il diverso approccio di Modi con Liz Truss, ministro degli Esteri britannico che è stata liquidata con una pacca sulla spalla e nessuna promessa. È chiaro quindi che l'India punti a smarcarsi dall'orbita occidentale, tutto questo nonostante il Quad, il trattato strategico e militare tra Usa, India, Australia e Giappone per contenere le ambizioni cinesi nel quadrante Indo-Pacifico. È proprio la distensione con Pechino che preoccupa Washington. Il clima è cambiato. Le schermaglie sul confine himalayano sono un fresco ricordo. Nuova Delhi teme che gli Stati Uniti non siano poi così affidabili nel difendere i propri alleati e così sta spegnendo le tensioni con la Cina. Non ha condannato, solo per fare un esempio, la posizione cinese su Taiwan, Xinjiang e Hong Kong. E a Pechino piace il silenzio indiano su temi per cui riceve pressioni dall'Occidente. È qui allora il nucleo di una diversa strategia che la guerra in Ucraina sta rendendo sempre più evidente.
Cosa accade se Cina, Russia, India e Arabia Saudita, così diverse tra loro, si allineano in una sorta di fronte anti occidentale? Non sarebbe un'alleanza militare o economica, ma una resistenza culturale all'ordine mondiale che si è sviluppato dopo la fine della Guerra Fredda. È una rivoluzione copernicana.
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