
La Revue de deux mondes è una rivista mensile edita a Parigi e fondata nel 1829. Dopo alterne fortune è quasi arrivata a festeggiare il 200° anno di pubblicazione. A partire dal 1848, si è collocata nello schieramento conservatore, con grande libertà. Sulle sue pagine hanno scritto tutti i grandi autori francesi del XX secolo. Tradizione che continua. Sul numero di marzo, ad esempio, c'è un saggio del Premio Nobel per la letteratura J.M.G. Le Clézio. Ma l'ultimo numero colpisce per la copertina. Dove, di solito, campeggia uno scrittore francese, c'è una politica italiana: Giorgia Meloni, scelta come vessillo delle «destre che vincono». Il numero si apre con un dossier di 90 pagine sulle destre europee, anche se ovviamente in quasi tutti i saggi fa capolino la tecnodestra statunitense di Donald Trump ed Elon Musk. Il primo articolo è dedicata alla premier. Ne scrive Thiobault Muzergues, politologo esperto di populismo. Il quale dice che rinchiudere l'esperimento della Meloni nella categoria del populismo è un errore di prospettiva. Nel populismo c'è il popolo, appunto, e là sopra le élite. La Meloni invece preferisce la tradizionale suddivisione in destra e sinistra. Momento di svolta, il triennio 2019-2022 dove vengono ridistribuite le carte della politica, e la Meloni abbandona la tentazione populista. La nuova ricetta di Giorgia: conservatrice sulle questioni sociali, con pragmatismo; rispettosa delle istituzioni europee, anche se Bruxelles non è esente da critiche; liberale in economia; ben attenta all'equilibrio dei poteri in Europa, motivo che la spinge a intrattenere un buon rapporto con Trump, da spendere per trattare alla pari con Parigi e Berlino. Troppo bello per essere tutto vero? Può darsi.
Ma almeno la Revue salta a pie' pari le grottesche polemiche sul ritorno del fascismo, l'unica cosa che non viene quasi mai citata, perché non c'entra nulla, se si vuol capire. Se invece si vuol fare propaganda, e la sinistra non fa altro, va benissimo: l'Italia è piena zeppa di fascisti.
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