![Se il sesso si impara solo su internet](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/12/1739340589-pexels-junior-teixeira-1064069-2047905.jpg?_=1739340589)
Ogni volta che escono nuovi dati sui giovani e il sesso, ci stupiamo. Oibò: più della metà dei ragazzini ammette di aver imparato scrollando o googolando su internet (52,2%) invece che a scuola (37%) o dai genitori. Oibò: chi ha dubbi (e chi potrebbe non averne a 12, 13 anni visto che l'età del primo rapporto sessuale è scesa sempre di più) cerca risposte on line (il 52,7%) invece che parlarne con mamma o papà (solo uno su tre ci prova). Ci stupiamo di fronte allo spaccato dell'ultima indagine realizzata da Webboh Lab sulla Gen Z per Parole O_Stili e diffusa in occasione del Safer Internet Day ma che sarà anche tra i temi centrali del Festival della Comunicazione Non Ostile, a Trieste il 21 febbraio. Ci stupiamo quando ci ricorda che attraverso quella rete in cui sono immersi gli adolescenti troppo e troppo presto, un under 20 su 2 alla ricerca di risposte sul sesso si imbatte nella pornografia. Per curiosità - rileva ancora la ricerca - ma anche dal bisogno di sentirsi meglio emotivamente. E qui l'oibò diventa maiuscolo. Non possiamo stupirci se l'educazione sessuale che passa attraverso il web manca del suo pezzo fondamentale, della sua base, quell'educazione sentimentale, quella cura per se stessi e per gli altri, senza la quale diventano precoci fruitori di porno ma analfabeti emotivi. «L'analfabetismo sensuale diventa analfabetismo sessuale - ha ben spiegato la sessuologa Alessandra Graziottin - Si fa sesso, amputati dalla capacità di sentire emozioni». Si fa sesso anche ignoranti dei rischi, infatti le malattie sessualmente trasmissibili sono in crescita proprio tra i ragazzini. Con l'aggravante: il 70% ritiene che la pornografia influenzi le aspettative su sesso e relazioni. Oibò, e ahinoi. Perché poi, loro i ragazzi dicono di essere consapevoli dei rischi di furto di dati o hacking legati alla navigazione su siti pornografici. E dicono anche altro. Anzi, chiedono altro.
Il 73,5% dice che ci prova a parlare con i propri genitori, ma solo il 14,8% si sente davvero ascoltato e l'11,6% afferma di non essere mai preso in considerazione. Ecco. Forse dovremmo smetterla di stupirci e iniziare a fare gli adulti.
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