M5S si spacca sul capogruppo: Conte non tiene più i suoi

Il MoVimento 5 Stelle esplode al Senato sul capogruppo. Grillini spaccati a metà. E la leadership di Conte non tiene più

M5S si spacca sul capogruppo: Conte non tiene più i suoi
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La leadership di Giuseppe Conte è in crisi perenne, così come dimostra anche il caso della votazione del nuovo capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Senato. L'esito dello scrutinio odierno ha fornito un risultato inaspettato: un pareggio.

L'ex presidente del Consiglio non ha - questo è ormai chiaro - il polso di quello che accade all'interno dei gruppi parlamentari della creatura di Beppe Grillo. I pentastellati si sono spaccati a metà, trantasei a trentasei, su due nomi: uno è quello della senatrice Mariolina Castellone e l'altro quello del presidente uscente, ossia il senatore Ettore Lichieri. É attorno a questo dualismo che si è consumato l'ennesimo dramma politico in casa grillna. Castellone viene ritenuta più istituzionale, mentre Lichieri viene spesso associato al "grillismo delle origini". Sono due simboli delle due anime che si stanno scontrando su più livelli.

Stando a quanto ripercorso dall'Adnkronos, l'elezione interna di oggi è stata contraddistinta da un vero e proprio "giallo". Del resto, la differenza tra un candidato e l'altro è stata di appena una preferenza. Sono anche fuoriusciti alcuni virgolettati che sarebbero stati pronunciati nel corso dell'elezione: "Chiaramente un voto per Licheri!", ha esclamato un parlamentare grillino nel durante lo spoglio. "No, la scheda va annullata, c'è più di una croce sopra!", ha fatto presente un altro senatore. I grillini hanno avuto modo di discutere, con questi due primi scrutini, pure su croci e contrassegni: "Erano stati contrassegnati con una croce tutti i membri della squadra di Licheri, mentre occorreva effettuare un solo contrassegno", ha raccontato una fonte. Insomma, simboli scambiati per voti e molta confusione pure nelle procedure elettorali.

La giornata del MoVimento 5 Stelle era già iniziata male, con la "pietra tombale" apposta sul reddito di cittadinanza. Nel proseguo, però, i grillini hanno svelato di essere spaccati persino sulla scelta del capogruppo. Il fatto che le parti si siano divise equamente, peraltro, sottolinea l'inesistenza di una linea maggioritaria nel gruppo parlamentare. Lo stesso gruppo che non ha ascoltato, con ogni probabilità, le indicazioni che saranno arrivate dal vertice Giuseppe Conte.

Com'era stato annunciato dalle pagine de ilGiornale.it, la "guerriglia" odierna era già stata messa in conto. Nonostante i venti di guerra, però, l'ex premier gialloverde e giallorosso non è riuscito a risolvere l'impasse per tempo, costringendo i parlamentari ad uno scontro che, pensando ai precedenti, risulta avere pochi eguali storici. Giuseppe Conte si ritrova così un MoVimento 5 Stelle che al 50% vorrebbe svoltare in chiave istituzionale e che, per il restante 50%, vorrebbe invece un'impostazione meno governista.

Il MoVimento 5 Stelle, considerato il caos odierno, ha deciso di rimandare tutto, con un terzo scrutinio, alla prossima settimana.

Lo stesso Giuseppe Conte, che ha provato a difendersi parlando della mancanza di spaccature, ha comunicato la decisione di posticipare la scelta: "La votazione per il rinnovo del capogruppo M5S al Senato è il sintomo positivo di una dialettica interna sana e costruttiva, dove le posizioni dei due candidati rappresentano percorsi concorrenti", ha provato ad argomentare il leader grillino. Ma è un discorso che non regge.

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