Senza intesa con la famiglia il gruppo è inattaccabile

Il Cav e i figli blindano il 100% della Fininvest che poi controlla Mediaset e Mondadori con il 50%

Senza intesa con la famiglia il gruppo è inattaccabile

L'assetto azionario del gruppo Fininvest e quello delle sue controllate è stato costruito, nel tempo, per essere sempre più stabile. E oggi si presenta inattaccabile: senza un accordo con la famiglia Berlusconi, nessuna attività del gruppo può diventare oggetto di contesa o di desiderio da parte di investitori esterni.

Fondata da Silvio Berlusconi nel 1978 come una srl, trasformata in spa nel 1982, Fininvest è oggi la holding di uno dei maggiori gruppi privati europei di media e comunicazione. È il cuore pulsante del gruppo, il luogo societario il cui capitale è detenuto dalla famiglia Berlusconi e che, a valle, controlla direttamente Mediaset e Mondadori (quotate in Borsa), partecipa con gli amici della famiglia Doris al gruppo Mediolanum (anch'esso in Borsa) e possiede la totalità del capitale del Monza Calcio e del Teatro Manzoni.

In principio le cose stavano diversamente. Il gruppo aveva anche altre gambe (per esempio è stato a lungo attivo nella grande distribuzione, con la Standa ed Essebi) e fino al 1994 era leggendaria l'avversità del Cavaliere per la Borsa, preferendo controllare le sue società con il 100% del capitale. Ma la crescita comportava necessariamente un riassetto, richiesto soprattutto dalle banche per riequilibrare la posizione finanziaria che, dopo 20 anni di corsa ininterrotta, presentava un forte indebitamento. Così, prima Mondadori, poi Mediaset sbarcarono sul mercato azionario. Da quel momento il rischio di scalate ostili è diventato un tema non più trascurabile, sempre gestito con grande attenzione, e messo a dura prova dall'attacco del gruppo Vivendi al capitale di Mediaset, nel 2016. Una sfida durata cinque anni ma poi conclusa con un accordo che ha rinforzato la presa di Fininvest su Mfe (la nuova denominazione del gruppo Mediaset). È stata la prova che un socio ostile può, al massimo, disturbare il manovratore, senza però poter incidere né sulla gestione ordinaria né su quella straordinaria. Certo, una minoranza di blocco è in grado di rallentare ogni iniziativa, come una sorta di diritto di veto. Ma a quale prezzo?

Oggi la holding detiene quote di massima sicurezza sia di Mfe (47,9 del capitale e 49,9% dei diritti di voto) sia di Mondadori (53,3% e 69,5%), mentre il 30% di Mediolanum è sempre stato allineato con il 41% detenuto dai Doris. Ma la blindatura del gruppo è garantita a doppia mandata proprio a livello della holding: se a qualcuno venisse in mente di entrare direttamente al piano di sopra, l'assetto della Fininvest è in grado di scoraggiare chiunque. Il capitale è stato oggetto di riassetti, ma la sostanza rimane quella del totale controllo nelle mani della famiglia Berlusconi. Oggi, dopo la distribuzione di alcune quote ai figli, il Cavaliere è titolare di oltre il 61%; Marina e Pier Silvio Berlusconi hanno il 7,65% a testa; Eleonora, Luigi e Barbara il 21,4% (si arriva a 100 con il 2% di azioni proprie, detenute dalla stessa società). Un assetto di questo tipo, combinato con una governance puntuale sulla gestione della holding, presieduta da Marina Berlusconi, rende impossibile qualsiasi tentativo di scalata che non passi necessariamente da un accordo con la famiglia.

Alla luce di questo assetto diventa difficile comprendere il balzo del 3,6% che hanno avuto ieri le azioni di Mfe (la società più capitalizzata

del gruppo) se non tirando in ballo la speculazione finanziaria, che si muove anche per suggestioni. Quelle di un gruppo presto destinato a nuovi assetti o vicino a diventare contendibile. Solo suggestioni, per l'appunto.

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