Nel terzo giorno di cessate il fuoco, dopo aver scavato fra le macerie e nei bunker del settore Nord di Gaza, Hamas conferma la morte di cinque responsabili militari fra cui uno dei fondatori dell'ala militare: Ahmed Randour, braccio destro del leader politico Yihia Sinwar. Nella tarda mattinata è stato organizzato per loro un corteo funebre alla presenza di un migliaio di sostenitori che sventolavano le bandiere verdi. In tempi normali la cerimonia sarebbe iniziata in una moschea: ma molte sono state danneggiate o distrutte. Inoltre, diversamente dalla regola i corpi dei comandanti di Hamas non sono stati disposti su barelle, ma dentro casse di legno: cosa che fa pensare che fossero decomposti. In un messaggio di addio le Brigate Ezzedin al-Qassam, l'ala militare di Hamas, hanno confermato che Randour era il comandante del fronte Nord: «Ci impegniamo di fronte ad Allah - hanno aggiunto - che continueremo lungo la strada che ci ha indicato e che il suo sangue sarà una fonte di illuminazione per i combattenti ed un fuoco per gli occupanti».
Di Randour Israele ha affermato che aveva iniziato la sua attività militare già nel 1984, prima ancora della fondazione di Hamas (1988). Nel 2016 aveva preso parte al rapimento del soldato Gilad Shalit, che sarebbe stato tenuto in ostaggio per 5 anni. In seguito a quell'episodio (e al «putsch» di Hamas contro Abu Mazen) Israele avrebbe ordinato il blocco della Striscia. Randour era responsabile di una lunga serie di attentati, di lanci di razzi e anche della progressiva destabilizzazione della Cisgiordania. Fra i comandanti uccisi figura anche Aiman Siam, il capo del progetto missilistico di Hamas che - dal 7 ottobre - ha prodotto i lanci di circa 10mila razzi contro Israele, colpendo a Nord fino a Haifa. Gli altri comandanti uccisi sono Wael Rajeb (comadandante del Battaglione di Beit Lahia, nel Nord della Striscia), Farsan Khalifa (responsabile della organizzazione militare di Hamas nel capo profughi di Tulkarem, in Cisgiordania) e Rafet Salman, un responsabile della Brigata Gaza City.
Il premier Benyamin Netanyahu, da Gaza, ha ribadito che Israele intende portare le operazioni «fino in fondo, fino alla vittoria, niente ci fermerà. Distruggere Hamas non solo nella Striscia». Alcuni giorni fa, in una conferenza stampa, Netanyahu aveva anche detto di aver ordinato al Mossad di colpire i leader dell'organizzazione terroristica ovunque si trovino al mondo.
Ma il numero uno di Hamas, Ismail Haniyeh, risiede a Doha, nel Qatar: ossia nella capitale dove il capo del Mossad David Barnea si è recato più volte nelle ultime settimane nel contesto della mediazione del Qatar per la liberazione degli ostaggi. E oggi Bibi ha smentito l'opportunità di colpire in Qatar.
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