Antonio Padellaro: "Servirebbe oggi il rispetto tra Almirante e Berlinguer"

Il giornalista e scrittore ricorda i "carissimi nemici". "Pochi coraggiosi, Elly ha sbagliato col no ad Atreju"

Antonio Padellaro: "Servirebbe oggi il rispetto tra Almirante e Berlinguer"
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Antonio Padellaro è l'autore de Il gesto di Almirante e Berlinguer. Un libro che ha rivelato come i due leader di partito si fossero incontrati, in privato, più volte, durante gli Anni di Piombo. Lo scopo dei due era ricercare il «bene comune», in un periodo storico complesso. Poi, molti anni dopo, l'applauso scrosciante della kermesse di Fratelli d'Italia all'ex segretario comunista.

Direttore, c'è un collegamento tra l'applauso di Pescara e il «gesto» di Giorgio Almirante e di Enrico Berlinguer?

«Esiste un rapporto sentimentale con il passato. Tutti pensiamo che il passato sia migliore del presente. Soltanto che in politica può essere vero. Il richiamo di Pescara a Berlinguer presenta due aspetti. Il primo: l'omaggio a Bianca Berlinguer, che conduceva il dibattito. Una collega di valore, autorevole, dunque un omaggio che le spettava».

E il secondo aspetto?

«Il legame col Carissimo nemico. Quando Almirante rese omaggio alla salma di Berlinguer disse: Da lui mi divideva tutto, tranne il fatto che io apprezzassi la sua grande onestà. E questo tema dell'onestà, che è un valore, è un valore che forse anche a Pescara hanno voluto celebrare. E vale anche per Almirante: pure i nemici più accesi gli riconoscevano di essere un disinteressato».

Che incontri sono stati quelli tra Almirante e Berlinguer?

«Nel momento peggiore degli Anni di piombo, a Montecitorio. Due leader, separati da tutto, che cercavano il bene comune senza retorica. Si trattava in fin dei conti di difendere la democrazia».

Ha usato l'espressione «riconoscimento». Vengono in mente le polemiche sul caso della mancata partecipazione di Elly Schlein ad Atreju, che non è mai stata una festa preclusiva.

«Un errore. Il riconoscimento dell'avversario a cui ci si contrappone secondo le regole del Parlamento, è essenziale. Si è un po' perso il senso del riconoscimento, mentre c'è il tentativo di delegittimare di continuo, da una parte e dell'altra. E non giova a nessuno. Pensa che bello se in politica, senza fare pasticci e restando ognuno nel suo, si tornasse alle buone maniere. Ecco, ai tempi di Almirante e Berlinguer c'era una parola che si è un po' persa. Questa parola è rispetto, che oggi manca. E poi vorrei ricordare un elemento».

Quale?

«Il gesto di Almirante e Berlinguer è stato presentato proprio su un palco di Atreju, nel 2019. Con me, oltre a Giorgia Meloni, c'erano Ignazio La Russa, Bianca Berlinguer, Luca Telese e Walter Veltroni. Era un palco dove il riconoscimento era plastico, fisico».

Veltroni, il sindaco di Roma disposto a intitolare le strade di Roma ai ragazzi morti amazzati del Fronte della Gioventù. Ora però il dibattito sembra cambiato.

«A volte si tratta di gesti coraggiosi. Ora la politica si domanda quale sarà la reazione dei social e dei giornali. Si fa o non si fa qualcosa sulla base delle polemiche prospettiche, non perché è giusto farlo. La politica dovrebbe avere il coraggio delle proprie azioni. Tempesta social? E chi se ne frega. Basta con questo ricatto continuo.

Chi ha responsabilità politiche deve fare le cose che ritiene giusto fare. E questo farebbe sì che le persone possano smettere di vedere la politica come una rissa da cortile. La politica, ai tempi di Almirante e Berlnguer, era percepita in molti modi ma certo non come una rissa da cortile».

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