Vi ricordate di Carlo Cottarelli? Vi ricordate della spending review? E dei tagli agli sprechi? Un'altra epoca, un altro mood. Adesso l'aria che tira a Roma è la cura dimagrante per gli enti locali, mentre i ministeri possono continuare a ingrassare. Come dimostrano le tabelle pubblicate da Luca Cifoni sul Messaggero, la manovra firmata da Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan impone un taglio di 5 miliardi di euro per Comuni, Province e Regioni, mentre lo Stato aumenta la propria spesa di circa 300 milioni di euro.
La macchina pubblica costa circa 800 miliardi di spesa all'anno. Quello che finisce sui giornali, le inchiestone sugli sprechi della Casta, sono solo la punta dell'iceberg. Tanto che, appena si è insediato a Palazzo Chigi, Renzi ha chiesto uno sforzo da parte di tutti. Ministeri compresi. Dai quei giorni, però, l'aria è cambiata. E il clima da spending review spinta è lontano. Tanto che la spesa per il 2015 prima e dopo la legge di Stabilità riserva non poche sorprese. "Nel totale delle amministrazioni pubbliche per il 2015 - si legge sul Messaggero - la voce 'consumi intermedi' viene ridotta con la legge di Stabilità di circa 128,1 miliardi tendenziali a 122,9 miliardi programmatici". Insomma, un risparmio di oltre 5 miliardi con una variazione negativa del 4%. Ottimo, bene, bis. Ma chi taglia? Non certo lo Stato centrale. Che, al contrario, vede aumentare di 300 milioni (+1,4%) la propria spesa. "Gli enti territoriali - continua Cifoni . si vedono applicare con la manovra un calo di 5,3 miliardi, ossia tutto il risparmio complessivo e anche qualcosa di più". Insomma, tutto il sacrificio sarà a carico degli enti locali.
Va detto che, con la legge di Stabilità, i ministeri
hanno perduto un paio di miliardi di euro che, però, non si riferiscono ad acquisti di beni e servizi. Si tratta, infatti, di altre voci quali "spese per i dipendenti, incentivi alle imprese e trasferiumenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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