"È una sfida epocale tra Europa e Washington. Donald rischia il disastro"

L'ex ambasciatore Pierfrancesco Zazo: "Ci sono vecchi rancori tra Trump e Zelensky"

"È una sfida epocale tra Europa e Washington. Donald rischia il disastro"
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Pierfrancesco Zazo era ambasciatore a Kiev quando la Russia ha invaso l'Ucraina. Lì è rimasto fino a luglio, quando è rientrato in Italia per la pensione. Ha una moglie ucraina ed è stato diplomatico anche a Mosca.

Ambasciatore, che è successo alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky?

«Quello che è successo è gravissimo, inaudito. Zelensky è stato umiliato e cacciato dalla Casa Bianca. Credo che tutto sia stato preparato, normalmente gli incontri bilaterali sono a porte chiuse e dopo c'è la conferenza stampa, perché trasmettere tutto in diretta tv? Forse, volevano mettere spalle al muro Zelensky, andato per disperazione, malgrado gli insulti, a ricucire un rapporto deteriorato da tempo e convincere Trump a inserire nell'accordo sulle terre rare, che era pronto a firmare, garanzie di sicurezza con nuovi aiuti militari».

Situazione degenerata o trappola?

«Volevano dirgli o firmi subito o ti molliamo, poi Trump si è arrabbiato e con Vance, figura davvero tossica, ecco la rottura. Il presidente Usa ha un vecchio rancore verso l'ucraino, che non l'ha aiutato a compromettere il figlio di Biden e cerca di addossargli la colpa di ostacolare la pace».

Trump pretende da Zelensky l'accordo sulle terre rare o la firma della tregua con Putin?

«Chiede il rimborso degli aiuti, con un approccio affaristico, ma pensa anche di convincere Putin ad accontentarsi dei territori occupati, forte dell'interesse economico americano allo sfruttamento delle terre rare. Trump è determinato a proseguire nei negoziati e passare alla storia come il presidente pacificatore».

Che cosa Zelensky non accetta delle condizioni russe?

«Non si fida di Putin, perché non rispetta gli accordi e punta al controllo pieno dell'Ucraina. Trump ha già concesso a Putin il no all'Ucraina nella Nato e il riconoscimento dei territori occupati. Ma Zelesky sa che Putin vuole anche le 4 regioni annesse nel '23, in parte sotto il controllo ucraino. E teme la smilitarizzazione, che preparerebbe la resa incondizionata».

Che interesse ha Trump a rompere i rapporti con Zelensky?

«Trump stravolge la realtà, dice di fidarsi di Putin e minaccia di abbandonare l'Ucraina. Non ha un piano articolato, solo un approccio brutale e aggressivo. Vuole un'Europa debole, ma le chiede di inviare forze di pace in Ucraina, senza consultarsi con il Cremlino che non accetterebbe. E vuole normalizzare i rapporti con la Russia, staccandola dalla Cina, suo vero avversario».

Dall'Europa è arrivato un sostegno a Zelensky, ma se gli Usa si sfilano che succederà?

«Gli europei stanno dando prova di compattezza, dovranno proseguire loro con gli aiuti finanziari e militari se ci sarà il disimpegno americano, non c'è scelta. Hanno potenti leve a disposizione per ostacolare un eventuale accordo Trump-Putin senza il loro coinvolgimento, a cominciare dalle sanzioni e dai 230 miliardi di euro dei fondi russi congelati. E l'interscambio Russia-Ue è ben più intenso di quello Usa-Russia. È una sfida epocale ma l'Ue potrebbe rafforzarsi».

Giorgia Meloni ha chiesto un vertice Usa-Ue e alleati. È questa la strada?

«La premier cerca di mantenere un rapporto privilegiato con Trump e rimanere un Paese importante nella Ue, proponendo un modo per riavvicinare le parti. Anche gli altri europei sperano di salvare le relazioni transatlantiche».

Il ministro degli Esteri Tajani ha sempre chiesto una pace giusta. Che speranze rimangono?

«Dipenderà dal sostegno dell'Europa all'Ucraina che si sente tradita dagli Usa e che mai

accetterà una resa incondizionata. Putin non ha fretta di firmare un accordo a differenza di Trump, punta ad ulteriori concessioni. C'è il concreto rischio che il presidente Usa si trovi impantanato in un disastro diplomatico».

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