Confermati lo stop di oggi delle tute blu in Lombardia e Lazio, ma lo sciopero generale per la sicurezza dei lavoratori è sempre meno probabile. Ieri i leader di Cgil, Cis e Uil Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo si sono sentiti a più riprese sia con i ministri Stefano Patuanelli e Roberto Gualtieri, sia con il premier Giuseppe Conte.
Obiettivo, riscrivere il decreto varato domenica, estendendo la chiusura delle aziende per l'emergenza coronavirus a più settori.
Stop a molte produzioni del settore industriale, meccanico, chimico e tessile. Via dalla lista delle produzioni essenziali gomma e plastica e accessori degli autoveicoli. Per Cgil, Cisl e Uil va fermato anche il commercio all'ingrosso e i cantieri edili. Da chiudere per ridurre il rischio contagio per i dipendenti anche i call center.
Nella trattativa, sempre dalla parte dei sindacati, sono entrati anche alcuni servizi pubblici, come le Poste e le banche, le cui rappresentanze si sono però mosse autonomamente siglando un accordo con l'Abi che rafforza il protocollo per la sicurezza. Tra le modifiche più importanti: i clienti degli istituti di credito, per potere andare in filiale, dovranno prendere un appuntamento.
Cgil, Cisl e Uil non hanno fermato lo sciopero dei metalmeccanici, dei chimici (a parte la farmaceutica) e dei tessili della Lombardia e del Lazio, che si terrà oggi. Fermi per otto ore anche i dipendenti delle aziende del settore carta, cartone e stampa.
Fino a ieri gli industriali speravano in un ripensamento. Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, si è augurato che «non si faccia, mi auguro che si possa aprire il confronto, in questo momento difficile» su «come tenere le aziende per garantire le filiere essenziali». Polemico Giuseppe Pasini, presidente dell'Associazione industriale bresciana: «Le persone sono più al sicuro nelle aziende che non fuori». I leder della confederazioni nazionali non hanno cambiato programma, visto che proprio dalle tute blu della Lombardia nei giorni sono partite accuse ai sindacati.
In ogni caso, l'idea di uno sciopero generale, già accolta tiepidamente da Cisl e Uil, si è indebolita. Ieri ha incontrato uno stop indiretto dal Garante per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali, che ha invitato il sindacato autonomo Usb a rinunciare allo sciopero generale in agenda oggi. «È inopportuno, in un momento di emergenza epidemiologica», ha scritto l'organismo guidato da Giuseppe Santoro Passarelli. Invito è stato respinto dall'Usb. Oggi i lavoratori che aderiranno alla protesta dell'Unione sindacale di base si fermeranno l'intera giornata per tutti ad eccezione degli addetti al soccorso e all'emergenza. Ma la presa di posizione del Garante è un disincentivo forte per i tre confederali.
Lo stesso premier Giuseppe Conte, prima dell'incontro con i sindacati, si è augurato che non ci sia lo sciopero generale: «Il Paese non se li può permettere».
L'altro fonte per il governo è fare in modo che le aziende riescano a riaprire i battenti quando la serrata sarà finita. L'intenzione è rafforzare le misure del Cura Italia.
Il viceministro dell'Economia Antonio Misiani ha annunciato un potenziamento degli interventi per garantire liquidità alle aziende. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha annunciato un rafforzamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, e un aumento del bonus da 600 euro per le partite Iva.
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