Corrotto, corruzione. Questa parola è stata appiccicata a Netanyahu da anni come complemento di un evidente odio politico. È un classico: guerrafondaio, non democratico, spietato in guerra e corrotto. Ieri però Netanyahu ha preso molto ossigeno: «Ho aspettato otto anni questo giorno» e il processo aperto in tempi assurdamente inadatti, sembra un incauto passo dei suoi nemici. Al momento fornisce al premier la possibilità di far ascoltare la verità di un leader perseguitato con ogni mezzo dai media e dai suoi oppositori in quanto primo ministro di destra. Eletto troppo a lungo, amato da troppa gente, l'élite laburista nel solco della storia lo aborre. Il processo può mostrare in tutto il mondo come questo si sia trasformato in violenza e denigrazione, come si cerchi di nascondere sotto un monte di fake news la capacità eccezionale di chi ha condotto Israele, dopo la palude di fuoco del 7 ottobre, a una situazione in cui i suoi peggiori nemici sono ormai distrutti. Netanyahu ha deciso di parlare di sé, della sua scelta di fondo di dedicarsi a battere il nemico più pericoloso l'Iran, con Hamas e Hezbollah.
Dunque, in una situazione paradossale si è visto un leader che fronteggia sette scenari di guerra, che deve decidere a ogni istante che fare con l'esercito siriano mentre si disegna un nuovo Medioriente, che sta trattando minuto per minuto il rientro dei rapiti... costretto invece a scendere tre volte a settimana in un bunker due piani sottoterra per sei ore al giorno per rispondere a domande su sigari e giornali. Netanyahu non ha ricusato il processo, anche se molti dicono che avrebbe dovuto rimandare: lo si fa anche per matrimoni e funerali, aveva chiesto due giorni invece di tre la settimana, ma ai giudici non è piaciuto. Lui ha mantenuto un umore gioviale, è rimasto 4 ore in piedi, la sua scelta è stata raccontare la sua vita dedita a Israele.
L'accusa più grave è relativa a casse di champagne e a sigari: Netanyahu dice che odia lo champagne, che non ha tempo di fumare sigari, non si è quasi accorto di una captatio benevolentiae da parte del milionario Minchen che voleva essergli amico e mandava regali per compleanni e feste, e con cui forse la corruzione sarebbe rappresentata da un aiuto per un visto per gli Usa. Le altre due accuse sono riferite ai media: Netanyahu avrebbe ascoltato la proposta del padrone di Yediot Aharonot, un giornalone, di favorire una legge contro il free press Israel Hayom in cambio di una copertura più pietosa. Il giornale gratis viene tuttora distribuito a ogni angolo. Nell'ultimo caso, Netanyahu è accusato di aver firmato nel 2010 una regola a favore della compagnia Bezec Telecom, a vantaggio del padrone del giornale online Walla, Shaul Elovitch. Solo che Netanyahu lo ha conosciuto solo nel 2012. Né Walla ha mai mostrato simpatia per lui. Nel giugno 2023 i giudici suggerirono all'accusa di lasciar cadere le accuse, citando «difficoltà» nel definirle. Il consiglio fu ignorato. Con un castello di accuse così fragile in un momento tanto importante il premier è costretto nel sotterraneo.
Ma all'aria aperta, Israele, secondo la strategia perseguita per anni da Netanyahu ha battuto l'anello di fuoco dell'Iran e ora distrugge la possibilità che un fronte jihadista prepari nuove conquiste dalla Siria. Dal processo ha annunciato che Israele resta sul fronte.
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