Sinwar ucciso a Rafah. "Ma la guerra va avanti"

Il capo di Hamas colpito per caso nel Sud della Striscia. I parenti degli ostaggi in piazza: "Ora un accordo subito per i nostri cari"

Sinwar ucciso a Rafah. "Ma la guerra va avanti"
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Prima lo scontro fra soldati dell'esercito israeliano e tre combattenti di Hamas. Poi la fuga dei terroristi, che corrono a rintanarsi in un edificio. Infine la decisione delle forze armate dello Stato ebraico di bombardare il palazzo dove si sono rifugiati. È in queste circostanze, del tutto casuali, perfino ordinarie in quel teatro di guerra che è ormai da oltre un anno la Striscia di Gaza, che è morto Yahya Sinwar, mente del massacro del 7 ottobre 2023 e numero uno di Hamas dopo l'uccisione di Ismail Haniyeh. La sua eliminazione a Rafah, la città al confine fra la Striscia di Gaza e l'Egitto, è il colpo grosso che Israele attendeva da inizio del conflitto. Un successo raggiunto mercoledì ma la cui notizia si è diffusa solo ieri, con tanto di immagini del corpo dilaniato diffuse su Telegram e X e la cui conferma si è aspettata per ore, in attesa del test del Dna e di un annuncio ufficiale di Israele.

I militari israeliani si sono resi conto solo dopo l'irruzione nell'edificio colpito dal raid che fra le vittime potesse esserci «il macellaio di Khan Younis», com'era chiamato Sinwar, nato nella città nel sud della Striscia e noto per la sua spietatezza, che gli è costata quattro ergastoli e vent'anni nelle carceri israeliane. Scovata fra le macerie, La somiglianza della vittima con il grande capo di Hamas è subito apparsa evidente. Ma la conferma di esercito e Shin Bet è arrivata solo dopo un lungo pomeriggio di indiscrezioni dei media e di grande cautela di governo ed esercito, nella serata di ieri, 24 ore dopo la morte, con il ministro degli Esteri Israel Kats che ha infine rimarcato: «È ufficiale, lo abbiamo eliminato».

La polizia israeliana è riuscita a identificare il nemico numero uno dall'analisi dell'arcata dentale prima, dal test genetico poi. Non è ancora chiaro se il suo corpo sia a Gaza o in Israele. La zona in cui è stato trovato è infatti disseminata di trappole esplosive. Lui stesso nascondeva granate nel giubbotto militare. Sul luogo del raid sono stati trovati un passaporto e denaro, un pacchetto di caramelle e un tagliaunghie. Secondo il ministro della Difesa israeliana, Yoav Gallant, Sinwar era in fuga. «Non è morto da comandante, ma come qualcuno che si prendeva cura solo di se stesso», ha detto il ministro, che prima dell'annuncio ufficiale ha citato una frase del Levitico, terzo libro della Torah e della Bibbia: «Inseguirai i tuoi nemici ed essi cadranno davanti a te per la spada». E ha poi garantito: «Li inseguiremo ed elimineremo ovunque».

Le piazze israeliane, già in subbuglio quando la notizia sembrava probabile, sono esplose in scene di giubilo come quelle seguite all'eliminazione dei grandi dittatori della storia e come le piazze di Washington e New York dopo l'uccisione di Bin Laden.

A differenza di come si sospettava, Sinwar non era circondato da ostaggi, che Israele riteneva usasse come scudo. Per questo il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto di informare le famiglie dei 101 ostaggi a Gaza, per spiegare che nessuno dei rapiti è stato ferito. Ma i parenti fremono. A centinaia sono scesi in piazza chiedendo di sfruttare il momento per firmare un accordo per la liberazione dei propri cari. Un'incognita incombe però: chi sarà il nuovo interlocutore per conto di Hamas?

A fine giornata, Netanyahu ha parlato al Paese, spiegando che non è la fine della guerra: «È un giorno memorabile. Siamo liberi da questo tiranno - ha detto di Sinwar, definito un leone che si nascondeva in una tana buia - Ma il nostro compito non è concluso. Lo sarà quando riusciremo a riportare a casa gli ultimi ostaggi». E ancora: «Andremo avanti con forza fino alla loro liberazione». Poi il premier ha insistito: «La guerra - che ha definito di resurrezione - non è finita.

Entreremo a Rafah. Dobbiamo scovare gli ultimi nascondigli. Hamas non resterà al potere». Agli israeliani l'incoraggiamento: «Uniti, vinceremo». Ai terroristi il monito: «Deponete le armi e rilasciate gli ostaggi, vi lasceremo vivere».

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