Siri: "Il no alla Tav costa tre miliardi di euro"

Preoccupato per la tenuta del governo e per lo scontro aperto fra i due vicepremier, il sottosegretario leghista alle Infrastrutture, Armando Siri, calcola in tre miliardi i danni di uno eventuale stop alla Tav

Siri: "Il no alla Tav costa tre miliardi di euro"

Preoccupato per la tenuta del governo e per lo scontro aperto fra i due vicepremier, il sottosegretario leghista alle Infrastrutture, Armando Siri, calcola in tre miliardi i danni di uno eventuale stop alla Tav. E, convinto che vincerebbero i sì, rilancia in una intervista al "Corriere della Sera" l'idea di un referendum. Salvini però è furioso perchè il premier Conte si è schierato con Di Maio. Conte - dice - è sempre stato un uomo di grande equilibrio e il governo ne ha più che mai bisogno. II presidente ha parlato in modo molto onesto e sincero delle sue sensazioni. Un conto però sono i convincimenti personali e un conto la posizione politica e istituzionale. Sono due situazioni che lui dovrebbe cercare di conciliare. Ma il premier ha cambiato idea e la Tav non sarebbe un progetto di cui l'Italia ha bisogno.

"Sono convinto che un ragionamento così complesso non si possa esaurire con la discussione di mercoledì notte al vertice di Palazzo Chigi. Bisognava avere più tempo per strutturare un confronto allargato, per coinvolgere tutti gli attori del pro e del contro". Salvini ha evocato la crisi e Di Maio gli ha dato dell'irresponsabile. Credo - spiega il sottosegretario - che, oggi più che mai, il governo possa andare avanti solo se dimostra il livello di maturità che si richiede dinnanzi a decisioni strategiche che mettono in gioco il futuro del Paese nello scacchiere globale. Salvini non strumentalizza questa vicenda dal punto di vista della convenienza politica.

"Il vicepremier lavora per l'interesse e lo sviluppo del Paese, pensa agli investimenti e alla necessità di essere al pari degli altri partner europei e dei competitor mondiali nell'offerta infrastrutturale". Secondo Siri comunque non c'è nessuno stop dell'opera, allo stato attuale è una cosa che non esiste. Se poi - aggiunge - vogliamo rimetterci intorno a un tavolo con Francia e Ue, per carità, si può anche fare, ma non certo nella posizione di coloro che non hanno rispettato i patti. Per Zaia e Fontana bloccare i bandi è impensabile. "Se la proposta di stoppare i bandi dovesse arrivare in Consiglio dei ministri è impossibile che i ministri della Lega possano votarla". L'Europa intanto ci ha messi in guardia, rischiamo di perdere 800 milioni. E il governo rischia un giudizio per danno erariale. Nella Lega - osserva Siri - siamo preoccupati. I danni di una mancata realizzazione dell'opera dal punto di vista amministrativo, tecnico e giuridico sono molto alti, si parla quasi di due miliardi di euro, oltre a un altro miliardo e mezzo per mettere in sicurezza il tunnel attuale. Il referendum sarebbe la strada più idonea e vincerebbero i sì. Per quanto ne sappiamo noi, - spiega - sì. Sembra che la stragrande maggioranza dei cittadini piemontesi, come d'altronde gli italiani, sia favorevole all'opera.

Toninelli avrebbe minacciato le dimissioni. Un passo indietro del ministro potrebbe risolvere il braccio di ferro. "Non credo che una questione così rilevante possa avere una soluzione legata a un singolo", ha concluso Siri.

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