Spaesamento. L'ombra del male oscuro che colpisce la Ciociaria

Ventidue suicidi in sei mesi. Cosa sta accadendo nella provincia laboriosa e tradizionale del Lazio? Sembra un classico fenomeno di anomia

Spaesamento. L'ombra del male oscuro che colpisce la Ciociaria

Lorenzo, Gianmarco, Daniele e altri 19. Sono le vittime dei suicidi nel frusinate, tutti giovani tra i sedici e i trent'anni. Un fantasma insolito si aggira per quella che chiamano Ciociaria. Il suo nome è suicidio: gli piacciono gli «uttri», i non del tutto adulti, chi ancora deve crescere. Chi non ha, per sfortuna o mancanza di tempo, dato forma al futuro. La statistica racconta di come il fantasma si stia facendo strada: ventidue, la cifra choc, si è strutturata in soli sei mesi. Non è normale - dicono - per uno Strapaese alla Leo Longanesi. Dove le campane hanno un suono distinto che detta la giornata. Dove si cammina sui sampietrini dei vicoli. Dove le montagne liberano dai pensieri. Dove la processione del Santo, qualunque Santo sia, fa ancora piangere gli anziani. Dove i laghi e i corsi d'acqua curano le ferite. Dove c'è ancora un' identità. Dove si raccolgono i frutti per strada. Dove il cielo non ha la patina da smog. Non è normale - pensano - in una piccola oasi felice senza i ritmi schizofrenici delle grandi città. Erano vite. Sono brevi di cronaca nera sulle pagine nazionali. O link che rimbalzano più spesso sui quotidiani provinciali online: «Un altro minore suicida in provincia di Frosinone». Click. Sono lacrime di quel che resta di una provincia che è ormai «anomia». Nel senso di Durkheim: assenza di regolamentazione sociale. O meglio: una società anomica, per Durkheim, è dov'è scomparsa la solidarietà sociale, nonostante non manchi l'occupazione. Dove l'egoismo ha camminato sopra all'altruismo, sino a calpestarlo. Solo che in provincia di Frosinone neppure il lavoro risponde presente. L'Ufficio studi della Cgia di Mestre fotografa: nel basso Lazio, in 10 anni, spariranno 30 mila posti di lavoro. Che c'entrano i suicidi? Sono storie diverse, con cause differenti, con un esito identico. Sono ragazzi, poi. Non solo difficile ma inutile giudicare. Ma nella stessa terra. A ben vedere, è il fatto certi confini siano teatro di tante morti a spaventare. È il numero di persone che decidono di togliersi la vita da gennaio a giugno del 2024, in proporzione a un lembo di soli 3244 chilometri quadrati. In Ciociaria, anche tra le persone comuni, c'è chi nicchia e fa finta di niente. Spallucce. Forse perché si è tanto affezionati al quieto vivere che romperlo sarebbe come bestemmiare il patrono. Qualche istituzione si interroga. Dipende da campanile a campanile. Certo «interverremo» è una buona assicurazione. Il dopo però è di solito vuoto.

Dice la psicologa Flaminia Bolzan al Giornale che il problema non è soltanto ciociaro: «Il dato quantitativo sul territorio nazionale, soprattutto tra i giovanissimi, ha visto un picco già a partire dal 2021». Come quel detenuto ventunenne che si è ammazzato, a Frosinone ma nel carcere, con una bombola del gas. O come Lorenzo, che non ha retto alla morte della sua fidanzata, sedicenne suicida. Che non ha retto alla morte del padre. Le cause dicevamo: diversificate sì, ma elencabili. «Possono essere diverse le motivazioni che conducono ad un agito suicidiario - continua Bolzan - , di sicuro vi è un maggiore rischio in presenza di malattie psichiatriche, disturbi di personalità, ma anche nelle persone che sperimentano un forte senso di isolamento sociale e perdono la visione progettuale, oppure una persona cara». La perdita di visione progettuale che è appunto anomia, in una parola «spaesamento». «Un paese ci vuole», scriveva Pavese. Ma un paese non c'è più. Ed è rimasto solo «il gusto di andarsene via». Non è vero che le campane hanno ancora un suono distinto. In Ciociaria molte chiese sono chiuse. Così come gli oratori, e le partite domenicali post-Messa tra bambini e non: finite. L'arbitro ha fischiato tre volte almeno dieci anni fa. Non è vero che si cammina sui sampietrini. Cioè sì, ma spesso da soli. E non senza fiatone per via dell'età. Dal 2013 a oggi - annota l'Istat - da Frosinone e provincia se ne sono andati quasi 25mila ragazzi.

Un dato incrociato riguarda le nascite. Ancora l'Istat: da qua al 2030 è atteso un calo della popolazione del 14% circa, con l'invecchiamento demografico e tutto ciò che una casistica così comporta. Non è vero che le montagne liberano dai pensieri, se nessun pensiero è in grado di far aggrappare un ciociaro a quelle montagne. Chi ce la fa, se ne va. Chi non ce la fa, diventa almeno vittima di «spaesamento». «È cresciuto il disagio psicologico - continua la dottoressa Bolzan - anche in relazione ai mutamenti che vedono una società sempre più improntata sulla performance e sull'esposizione al giudizio altrui, in assenza di relazioni supportive, ed è invece fondamentale che già in una fase precoce, prima dell'insorgenza della patologia, sia possibile accedere ai servizi psicologici per la promozione del benessere, a partire dalla scuola». Anomia genera violenza. Su di sé ma anche sull'altro. Fenomeno che in provincia di Frosinone, per molti «camorrizzata», conoscono bene. Poi i suicidi aumentano, non per forza tra gli «uttri». Come quel malato terminale che si è gettato dall'ospedale di Alatri. C'è chi ci riesce e chi ci prova. Come quell'altro malato fuggito dall'ospedale di Sora che si è buttato in una scarpata. Ma gli «uttri» sono un'altra cosa. Daniele, 25 anni, si arrampica sui balconi delle palazzine di Ceprano. Cade e muore. Si è suicidato anche lui? Si legge sui quotidiani locali che era «in stato di agitazione». E che c'è stato un tentativo di stemperarlo. Patrizio, a Rocca d'Arce, trovato morto dalla madre, aveva 31anni. Prima una buonanotte ai genitori. Poi la scelta del buio. Le famiglie: anche loro centrali. «Devono essere aiutate - chiosa Bolzan - per imparare a riconoscere alcuni segnali che non vanno sottovalutati, perché il dolore emotivo che molti giovani provano e non riescono a loro volta a individuare, regolare ed esternare adeguatamente, può diventare insostenibile e in presenza di una marcata impulsività, tradursi in un gesto estremo. La disattenzione all'altro e alle problematiche che possono celarsi dietro alcuni atteggiamenti, non aiuta». In Italia c'è un suicidio ogni 16 ore. Se si aggiungono i tentati suicidi, la media scende a 14. Sono dati dell'Enpap.

Strapaese e Stracittà si specchiano e si scoprono identici. Anomia colpisce tutti. La Ciociaria fa specie. Se non altro perché considerata contea tolkeiniana. Gente troppo abituata alla felicità, nelle rispettive piccole patrie, gente laboriosa.

Nessun tempo per avventure e altre sciocchezze. Almeno così dicono. Figurarsi il suicidio. Ma Suicidio è un fantasma che ha smesso di fare figli e figliastri. Un fantasma che ha imparato a colpire anche dove la costante era un'indigestione di sorrisi.

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