Stati Uniti e Francia divisi sul dopo-Putin. Washington non vuole una rivoluzione

Parigi punta a un cambio di leadership, gli americani a una sconfitta militare russa che non sottragga territorio agli ucraini

Stati Uniti e Francia divisi sul dopo-Putin. Washington non vuole una rivoluzione

Sia gli Stati Uniti sia l'Europa cercano di decifrare i segni di una possibile reazione russa alla vera novità degli ultimi due mesi. Americani e inglesi hanno un piano per la guerra in Ucraina, mentre la Francia e altri Paesi del Nord Europa ne hanno un altro in breve: l'amministrazione Biden ha detto in tutte le salse e portando argomenti molto chiari che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di infliggere una sconfitta militare a Putin, ma di costringere il leader russo a prendere atto senza tempeste emotive del fatto che l'avventura ucraina non potrà mai finire come lui sperava e cioè portandosi a casa dei pezzi del paese invaso.

Dall'altra parte in Europa si è formata una intesa, se non proprio una coalizione, guidata dalla Francia che è di parere opposto: la Russia deve essere sconfitta sul campo militare affinché una nuova leadership sostituisca quella attuale e in prospettiva la Russia europea si separi, come nei sogni del generale de Gaulle, dalla grande Russia asiatica, che è grande quasi come un ottavo delle terre emerse.

L'amministrazione Biden, con una serie di input inviati ai luoghi di elaborazione strategica, teme come la peste due possibili disastri in caso di sconfitta militare di Mosca. Il primo, benché più improbabile ma pur tuttavia possibile, è che in un momento di panico o di crisi emotiva la Russia decida di ricorrere alle famose armi atomiche tattiche, che poi sono armi atomiche più potenti di quelle americane su Hiroshima e Nagasaki. La dottrina russa sull'uso delle armi atomiche è ancora poco decifrabile perché i comandi militari stanno modificando i protocolli che separano le armi nucleari strategiche da quelle cosiddette tattiche, il cui uso potrebbe essere deciso da un comandante militare senza passare per il governo. Questo di per sé sarebbe un buon motivo, ma poi ce n'è un altro meno catastrofico nell'immediato, ma forse più devastante per il resto del secolo. E sarebbe il terrificante disordine difficilmente governabile con mezzi pacifici che seguirebbe a una eventuale dissoluzione della Russia in una miriade di repubbliche squinternate e nazioni disperate.

Sarebbe cioè la ripetizione di quel che accadde dopo la fine della Prima guerra mondiale, quando né il presidente americano Wilson né i primi ministri francese e inglese dimostrarono di avere la più pallida idea del marasma che avrebbe seguito la dissoluzione dell'impero ottomano e di quello austroungarico.

D'altra parte, gli architetti della politica del partito democratico americano, oggi, hanno dovuto prendere atto che il piano di Vladimir Putin è ideologico: Putin considera suo diritto e dovere riportare tutti i territori nei secoli appartenuti alla Russia zarista e poi all'Unione Sovietica, da Pietro il Grande a Stalin, sotto un'unica bandiera. Intanto, il presidente turco Erdogan sta perseguendo lo stesso obiettivo, rimettendo insieme pezzi dell'impero ottomano, dalla Libia al Mediterraneo orientale e alla Siria, puntando sul Libano e a un nuovo scontro con la Grecia. Ciò spiega perché il presidente Joe Biden vada ripetendo senza isterismi che seguiterà a fornire all'Ucraina tutte le armi per resistere, ma non una sola per attaccare il territorio russo.

In Europa però ha preso quota il progetto gollista espresso da Emmanuel Macron, unico capo di Stato occidentale, che pur condannando l'invasione ucraina, abbia riconosciuto la validità della protesta di Putin, secondo cui le frontiere russe non sono garantite: questa è la carta che ha fatto breccia in alcuni ambienti russi cui si attribuisce l'intenzione e la capacità di eliminare Putin e sostituirlo con un governo volto all'Europa a guida francese, dopo aver fatto il tifo per la Brexit.

Per ora si schierano sulla posizione francese una riluttante Germania con la Polonia, la Romania cui si sono aggiunte Svezia e Finlandia, che non fanno parte né dell'Europa né della Nato. La partita sarà giocata in quest'anno.

Gli americani sono attenti a dosare le contromisure militari senza farle apparire come minacce esistenziali al Cremlino, mentre l'atteggiamento francese sembra puntare sullo scontro militare per ottenere una rivoluzione politica a Mosca. Le fonti di intelligence prevedono un aumento di sommosse e attentati nei Paesi vicini alla Francia e una guerra cibernetica intensificata sui servizi pubblici, prima di passare alle armi vere e proprie.

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