Strage a Gaza. Razzo Hezbollah su Unifil

Bombardato un palazzo dai caccia israeliani: 109 morti. In Libano feriti 8 caschi blu

Strage a Gaza. Razzo Hezbollah su Unifil
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Un attacco israeliano contro un edificio di cinque piani a Beit Lahia, nel Nord della Striscia, ha ucciso almeno 109 persone all'alba di ieri, più della metà delle quali erano donne e bambini. Il palazzo ospitava circa 200 palestinesi sfollati, altre 20 persone sono rimaste ferite, decine risultano ancora disperse. I video sui social media mostrano distese di corpi, coperti da lenzuoli, sul pavimento. Hamas ha denunciato l'«orribile massacro». Israele ribatte però che le sue operazioni nel Nord di Gaza sono attuate per impedire al gruppo islamista di riorganizzarsi e accusa i suoi miliziani di essersi infiltrati tra la popolazione civile, cosa che Hamas nega.

Dopo quasi 13 mesi di guerra la tensione continua a salire, anche su altri fronti. Lunedì il parlamento israeliano ha votato una legge che vieta all'Unrwa di operare nel Paese. Irlanda, Spagna, Norvegia e Slovenia hanno condannato in un comunicato congiunto il voto. Analoghe condanne sono venute da Francia, Germania e altri Paesi, oltre che dalle stesse Nazioni Unite. Gli Stati Uniti avevano fatto inutilmente pressioni su Tel Aviv perché non approvasse la legge. È intervenuto anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres per sottolineare che «l'Unrwa è il principale mezzo con cui viene fornita assistenza essenziale ai rifugiati palestinesi e non esiste alternativa». Guterres ha invitato Israele «ad agire in modo coerente con i suoi obblighi ai sensi della Carta Onu e del diritto internazionale». «L'attuazione di queste leggi sarebbe dannosa per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese e per la pace nella regione nel suo complesso», ha concluso. Guterres ha poi affermato che porterà la questione all'attenzione dell'Assemblea Generale Onu. Il Dipartimento di Stato americano invece ha evidenziato che «l'Unrwa è da tempo un'organizzazione che necessita di riforme. Sosteniamo le misure per rafforzarne l'imparzialità e la neutralità, anche per rispondere alle accuse di legami con il terrorismo».

Sulla questione si è espresso pure il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Quella di Israele sull'Unrwa «è una decisione che rischia di indebolire il ruolo delle Nazioni Unite», ha fatto notare. «Ci dispiace che sia stata fatta questa scelta, anche se comprendiamo alcune delle ragioni che hanno provocato la reazione di Israele. C'erano troppi militanti di Hamas che hanno partecipato alla strage del 7 ottobre del 2023 tra coloro che rappresentavano l'Unrwa», ha aggiunto Tajani. Mentre una lettera-appello all'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel nome dei bambini della Striscia di Gaza, è stata rivolta da Philippe Lazzarini, commissario generale dell'Unrwa. «Oggi, mentre guardiamo i volti dei bambini a Gaza, alcuni dei quali sappiamo che moriranno domani, l'ordine internazionale basato su regole sta crollando», ha denunciato Lazzarini. Nel frattempo, otto militari austriaci del contingente Unifil sono rimasti lievemente feriti nel Sud del Libano per un razzo «probabilmente lanciato da Hezbollah o da un gruppo affiliato».

In questo contesto così complicato però le trattative per una tregua continuano. Il Qatar ha fatto sapere che lavorerà con l'amministrazione di Joe Biden «fino all'ultimo minuto» prima delle elezioni presidenziali per raggiungere un accordo. Mentre, secondo Axios, il capo della Cia, Bill Burns, ha discusso una nuova formulazione per un cessate il fuoco a Gaza nel corso di un incontro tenutosi domenica con le controparti israeliane e qatariote. Si tratterebbe di una pausa di 28 giorni nei combattimenti, con Hamas che libera circa 8 ostaggi e Israele che rilascia decine di prigionieri palestinesi. Non finisce qui. Un altro round di colloqui si terrà questa settimana in Egitto.

La delegazione di Tel Aviv sarà probabilmente guidata dal capo del Mossad David Barnea. Mentre l'inviato speciale degli Stati Uniti Amos Hochstein sarà in Israele la prossima settimana per premere per la fine dei combattimenti in Libano.

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