È il giorno della mancata ripartenza. Questa mattina tornano in classe soltanto gli studenti delle superiori di Toscana, Abruzzo e Valle d'Aosta, che si aggiungono a quelli della Provincia autonoma di Trento ripartiti già il 7 gennaio. La didattica sarà in presenza al 50 per cento. Tutti gli altri ancora a casa, in dad. Una sconfitta per il governo. Nonostante la ministra Lucia Azzolina abbia fatto di tutto per rivedere i ragazzi sui banchi e l'intesa con le Regioni prevedesse inizialmente il via subito dopo l'Epifania, l'andamento dei contagi ha spinto i governatori a muoversi in autonomia. Ognuno ha deciso così di fissare la ripresa delle lezioni in date diverse, in sette Regioni addirittura a febbraio. «Se su 20 presidenti di Regione quasi la totalità ha preferito rinviare, compresi tanti che sono in zona gialla, non possiamo essere tutti quanti sciagurati. Quindi abbassiamo il tono delle polemiche e lavoriamo per riaprire le scuole il prima possibile», replica così il presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, alle critiche rivolte ai governatori dalla Azzolina. Che non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro.
Niente lezioni, ma le proteste in piazza sì. Oggi riprendono le mobilitazioni degli studenti in diverse città.
Nella capitale i rappresentanti d'istituto e consulta di Roma e Provincia, «in maniera autonoma rispetto a sindacati studenteschi e movimenti politici», manifestano in Campidoglio contro l'inefficienza dei mezzi pubblici che non permette un rientro in sicurezza in classe.
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