Il Sultano come lo Zar e la parabola di Navalny

Erdogan non fa che applicare il metodo Putin, dittatore di fatto del Paese che devasta l'Ucraina che il leader di Ankara dice di voler tutelare

Il Sultano come lo Zar e la parabola di Navalny
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Coglie il dubbio, che è una mezza certezza, che quella vecchia volpe di Recep Tayyip Erdogan abbia sincronizzato i tempi della sua apertura all'Europa sulla difesa dell'Ucraina e dell'arresto del suo rivale politico numero uno: non si permetteranno di crearmi problemi su faccende interne proprio adesso che hanno bisogno di me per questioni internazionali delicatissime, deve aver ragionato il presidente turco traendo il dado che ha portato in galera Ekrem Imamoglu.

Il tragico paradosso è che, inventandosi un grossolano pretesto per togliere di mezzo il popolarissimo sindaco di Istanbul dalla corsa alle presidenziali del 2028, Erdogan non fa che applicare il metodo Putin, dittatore di fatto del Paese che devasta l'Ucraina che il leader di Ankara dice di voler tutelare. Così come in Russia sono stati via via impediti dal partecipare alle elezioni con la complicità di magistrati asserviti al regime o grazie al lavoro di sicari tutti i veri avversari politici dello «Zar», ugualmente l'uomo che vuole resuscitare l'impero ottomano sotto la sua egida personale spazza via chi cerca di sconfiggerlo con le armi della democrazia.

Nel caso di Imamoglu, balza agli occhi il parallelo con Aleksei Navalny. Al leader del solo movimento di massa russo in grado di impensierire Putin, fu applicato il metodo completo: prima gettato in mano a magistrati pronti a eseguire gli ordini del Cremlino, poi si provvide a equiparare i seguaci del reietto a nemici dello Stato, col risultato di impedire quelle manifestazioni di sostegno popolare che smascheravano la falsità della retorica ufficiale del tipo «Ein Volk, ein Reich, ein Fuehrer», infine entrarono in scena i killer di Stato che lo eliminarono in un remoto lager siberiano. In Turchia, per adesso, siamo al primo stadio.

Il secondo è già cominciato qualificando i contestatori dell'arresto di Imamoglu come terroristi nemici dell'ordine democratico. Il terzo potrà arrivare, come accadde per Navalny, quando il regime turco non avrà più bisogno di fingersi altro.

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