
C'è un momento in cui le utopie devono fare i conti con la realtà. È il caso dell'imposizione di pagamenti elettronici a discapito del contante. Un sogno tecno-utopista che inizia a svanire. E la caduta arriva là dove meno ce lo si aspetterebbe, tra i paladini della moneta virtuale, Svezia e Norvegia, che stanno avendo ripensamenti. Il mondo è cambiato e si è fatto molto meno ospitale, con una guerra alle porte dell'Unione europea, un alleato inaffidabile come gli Stati Uniti e un vicino minaccioso come la Russia che ha esteso le operazioni ibride contro i Paesi vicini. Per queste ragioni, le autorità svedesi hanno iniziato a incoraggiare i cittadini a usare banconote e monete come strumento di difesa.
Una mezza marcia indietro che suona come un avviso a quella sinistra sempre alla ricerca di un modo per demonizzare il contante con la scusa della lotta all'evasione. La mossa di Stoccolma fa rumore soprattutto per i fondamentali del suo sistema di pagamenti elettronici. Oggi, scrive la banca centrale svedese, solo una transazione su 10 avviene in contanti, mentre le carte sono lo strumento più utilizzato insieme al sistema di pagamenti nazionale: lo Swish. Sempre secondo la Riksbank, oggi Svezia e Norvegia hanno il volume di contanti in circolazione più basso del mondo se rapportato al Pil.
La scelta di tornare alle banconote arriva da un timore strisciante nella società scandinava. A novembre il ministro della Difesa svedese ha inviato a casa di ogni cittadino un opuscolo dal titolo eloquente «Se arriva una crisi o una guerra». Tra le varie voci si consigliava di usare in modo regolare i contanti e di conservarne in casa una scorta per le spese di una settimana, possibilmente con banconote di taglio diverso, con l'obiettivo di «rafforzare la preparazione». L'incubo è quello del cyberattack che renda impossibile usare l'infrastruttura che regola i pagamenti. Uno scenario che in un Paese quasi privo di moneta in circolazione potrebbe minare la stabilità sociale.
Un pericolo che preoccupa tutti nell'Ue, Italia inclusa. Non a caso il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parlando alla Camera in vista del Consiglio europeo è stata chiara sui piani del governo: «Noi non siamo contrari all'euro digitale purché non sia sostitutivo, ad esempio la Svezia che puntava a fare sparire il contante recentemente ha consigliato ai cittadini di mantenere una parte della propria ricchezza».
E infatti, in un rapporto della banca centrale svedese dello scorso 10 marzo, l'istituto scrive che «è necessario adottare delle misure che rafforzino la preparazione e riducano fenomeni di esclusione permettendo di pagare, anche in momenti di crisi o guerra». Per anni, continua il dossier, «l'efficienza è stata la priorità nei pagamenti, ma ora sicurezza e accessibilità sono altrettanto importanti». Ma oltre alla guerra, Stoccolma e Oslo pensano alle disuguaglianze. La quasi fine del contante ha creato «bolle monetarie» tra chi non può accedere ai sistemi come chi vive in povertà, anziani e rifugiati. Una dimensione in cui gli esclusi possono accedere solo a servizi di prima necessità ma sono tagliati fuori dal resto.
Così nel paradiso cashless per antonomasia, è iniziata la virata. A dicembre il governo di Stoccolma ha pubblicato una prima rilevazione sulla possibilità di obbligare alcuni esercenti ad accettare pagamenti in contanti. Un dispositivo simile a quello avviato in Norvegia.
Oslo ha introdotto una legge che punisce gli esercenti che si rifiutano di accettare i soldi fisici (in sostanza il contrario dei piani del vecchio governo giallo-rosso italiano). Un mondo al contrario, direbbe qualcuno, ma forse solo un ravvedimento frutto del buonsenso e del bagno di realtà in cui l'Europa si sta immergendo.
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