Il Paese da rivoltare come un guanto o come un calzino (qualche giornale si è confuso con una frase attribuita a Davigo) tutto sommato, nella sua carica eversiva, può far meno paura di ciò che il capo della Cgil Maurizio Landini ha detto nei mesi scorsi, o anni scorsi, o decenni scorsi, in sedi anche serie e non soltanto da arruffapopolo durante lo sciopero di venerdì. Non è soltanto un'opinione di parte: lo scrittore e autore Tv Francesco piccolo, che di destra non è di sicuro, disse che «per me le idee di Landini sono un ritorno all'indietro, un atto reazionario e in definitiva il male della sinistra». Solo della sinistra? Matteo Renzi comunque di sinistra lo è, e di Landini, parlandone come fenomeno prettamente televisivo, disse: «Se la politica non ha attinenza con la realtà, e smette di essere vita quotidiana, produce personaggi che sono solamente soprammobili da talk». Renzi c'è da capirlo: durante il suo governo, Landini si scontrò personalmente con dei poliziotti e mandò a dire «siamo noi che paghiamo le tasse e che lavoriamo, Renzi dica una parola invece di fare slogan del cazzo. Devono chiedere scusa, perché paghiamo le tasse anche per loro». «Noi paghiamo» chi? «Noi lavoriamo» chi? Ci sarebbe tutto un discorso sulla percentuale di pensionati nella Cgil e su quanto abbia lavorato Landini in vita sua, ma siamo al colore, come quando, sempre a Renzi, disse che gli difettava «il consenso delle persone oneste, dei lavoratori e di chi cerca lavoro», e che, Renzi e Confindustria, volevano solo «rendere il lavoro una merce, come nell'800». Colore, appunto, anche se sembrava un po' rosso scuro, e lo sfondo, nel tempo, è sfumato in immagini di manichini bruciati con tonalità inneggianti «rivolte sociali» contro lo «Stato imperialista» a margine dell'immancabile «svolta autoritaria».
Ma andiamo sul pratico, ossia sul Landini «parte sociale» anche se non è chiaro che parte, e quanto sociale. Chi si ricorda la proposta dell'omicidio sul lavoro? Era una vecchia idea di Giorgio Airaudo (ex Fiom) che Landini fece sua e che si tradurrebbe in un omicidio doloso fatto da chi non rispettasse le norme anti-infortunistiche, un modo per inasprire le pene e farsene vanto. Così pure, stesso periodo, e spiegata nel giro delle sette chiese televisive, l'idea di una patente a punti per imprenditori intesa come lasciapassare per ottenere appalti: dimenticando che la triste mortalità sul lavoro avviene per due terzi alla guida di automezzi, e che, pur grave di per sé, è stabile da decenni; dimenticando, pure, che una normativa del genere spingerebbe ovviamente le imprese a nascondere gli infortuni anche minimi.
Landini, in settembre, è poi tornato alla carica sull'immigrazione che in pratica non bisognerebbe regolarizzare in alcun modo: «Sono più i giovani italiani che vanno all'estero che non stranieri che vengono da noi». Come se l'ondata di immigrati, in Italia e in Europa, fosse solo una questione occupazionale e non anche di ordine pubblico e di stato sociale.
In ottobre, quando il Governo propose il piano straordinario di bilancio strutturale, il capo Cgil propose qualcosa di più che una legge patrimoniale: «Ognuno deve pagare non in base a quello che guadagna, ma in base a quello che ha Il Governo, anziché fare tagli di spese, deve andare a prendere i soldi dove sono».
In novembre, invece, Landini propose quanto sarebbe bastato per far colare a picco il Paese in venti minuti: ripristinare i 4,6 miliardi tagliati al settore dell'automotive, aumentare la spesa sanitaria e per la scuola pubblica (aumentare smisuratamente, s'intende) e poi riformare le pensioni (più soldi ai pensionati) e aumentare il contratto dei dipendenti pubblici (smisuratamente, sino al 17 per cento) e addirittura ripristinare il fondo affitti dei Comuni.
E si giunge all'altro giorno, quando Landini ha detto quello che ha detto: compreso che il
Decreto sicurezza deve essere ritirato, perché vedete, «vuole far diventare un reato lo sciopero, i blocchi stradali, l'occupazione delle fabbriche quando chiudono». E qui, salvo spiegazioni e precisazioni, c'è del vero.
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