Tasse, nei bilanci del Fisco 1.275 miliardi mai riscossi

Un credito fantasma che falsa i conti delle Entrate e che adesso il viceministro Leo vuole cancellare

Tasse, nei bilanci del Fisco 1.275 miliardi mai riscossi
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Il 2025, anno nel quale è atteso il taglio della seconda aliquota Irpef ceto medio, parte con una conferma: il magazzino delle tasse non riscosse dall'Agenzia delle Entrate supera i 1.200 miliardi e si attesta a 1.275 miliardi, in gran parte inesigibili per l'erario. Il recupero dell'evasione, però, procede bene. Nel 2024 lo Stato ha recuperato 32,79 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 31 miliardi del 2023. Anche i versamenti della rottamazione-quater stanno dando soddisfazioni. Nei primi 11 mesi del 2024 sono rientrati in cassa (senza more e multe) 4,6 miliardi, cifra che sale a 31,6 miliardi se si considerano gli otto anni di vigenza dei diversi provvedimenti di definizione agevolata. Su una rottamazione-quinquies il dibattito, soprattutto in Parlamento, resta aperto. Ma se ne parlerà più approfonditamente quando la commissione tecnica, istituita da Via XX Settembre e incaricata di analizzare e smaltire il «magazzino della riscossione», avrà terminato il proprio lavoro.

Questi successi si devono a una combinazione di interventi normativi e tecnologie innovative, segni distintivi delle politiche del governo Meloni che intende trasformare il rapporto tra cittadini e amministrazione, portandolo verso un modello più collaborativo e meno conflittuale. La riduzione del carico fiscale per il ceto medio, priorità dichiarata, si intreccia con una strategia più ampia per rendere il sistema tributario equo, efficiente e sostenibile. È quanto ha spiegato il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, ieri in una lettera al Corriere della Sera. «Il fisco deve abbandonare, ove possibile, il ruolo di controllore sospettoso per diventare un partner affidabile», ossia deve mettere «i fatti prima delle parole». Questa trasformazione passa per misure innovative come il miglioramento dello Statuto dei diritti del contribuente e l'introduzione di un contraddittorio preventivo obbligatorio, che garantisce al cittadino il diritto di confrontarsi con l'amministrazione prima di ricevere un avviso formale.

Questi principi, insieme alla revisione del sistema sanzionatorio, mirano a distinguere fra comportamenti fraudolenti e semplici errori, rendendo il sistema più proporzionale e in linea con gli standard europei. In quest'ottica, «i casi di omesso versamento di importi dichiarati non saranno più considerati reati, purché il contribuente sottoscriva piani di rateizzazione», ha sottolineato l'esponente di Fratelli d'Italia.

Tra le misure innovative spicca il concordato preventivo biennale, concepito per offrire ai contribuenti un'opzione di gestione anticipata e certa del carico fiscale. Sebbene i risultati iniziali siano stati inferiori alle aspettative 1,7 miliardi recuperati contro i 2,5 previsti il viceministro ne ha difeso il potenziale. «Si tratta di uno strumento nuovo e, per ciò stesso, perfettibile che, tuttavia, ha messo i contribuenti nelle condizioni di avere un'opzione in più per una gestione certa della variabile fiscale», ha affermato. Il viceministro ritiene che, con il tempo, il concordato diventerà più efficace, contribuendo a ridurre errori e frodi. Il percorso di riforma culminerà con l'adozione di un codice tributario che garantisca regole stabili e certe nel tempo. «Il 2025 sarà l'anno in cui le misure cominceranno a produrre effetti concreti sulla vita delle persone e delle imprese», ha rimarcato.

Le riforme fiscali già avviate includono, infine, la riduzione delle aliquote Irpef per i redditi medio-bassi, un intervento strutturale che ha portato un vantaggio annuo di oltre 1.000 euro per molti lavoratori. Il governo punta ora a estendere queste misure al ceto medio. «Lo faremo, come sempre, con scelte responsabili», ha concluso Leo.

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