Tonga, la lava cancella le isole. "Nessuna notizia e niente aiuti"

Almeno tre i morti. E per ceneri, carenza di cibo e acqua inquinata 80mila persone sono in condizione di bisogno

Tonga, la lava cancella le isole. "Nessuna notizia e niente aiuti"

Le immagini del disastro, le prime ravvicinate, sono arrivate solo ieri: tre giorni dopo l'eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha'apai. Le notizie, quelle da terra, da strade che si temono cancellate dallo tsunami che ne è seguito, mancano del tutto. La Nuova Zelanda sorvola la zona, ma fa marcia indietro. Nessun velivolo riesce ad atterrare a Tonga, coperta ancora da un mantello di cenere che oscura la speranza di chi, dall'estero, cerca parenti e famiglie sull'arcipelago tagliato fuori dal mondo.

Le immagini dell'isola principale, completamente ricoperta di fumo e da una coltre nera, fanno il giro del globo. Resta l'incognita di case, abitazioni e pista dell'aeroporto tuttora inaccessibili. Circa 200 persone, secondo la Bbc, ieri hanno cercato di ripulire lo scalo come potevano, ma ne sono stati liberati solo 100 metri. Intanto i satelliti riprendono le parti di arcipelago affiorate tra il 2014 e il 2015: sono scomparse, ingoiate dalle onde. E due isole, che esistevano ancor prima dell'eruzione del 2009, quasi completamente sparite.

Tre giorni in nave dal porto più vicino. Difficile, se non impossibile da raggiungere tempestivamente, l'arcipelago (100mila abitanti disseminati in piccoli insediamenti su 36 delle 170 isole) piomba in un contesto fatto di ipotesi e nuovi allarmi: si è parlato finora di 3 morti, tra cui la 50enne britannica Angela Glover, sommersa dallo tsunami mentre cercava di salvare i cani randagi di cui si occupava; potrebbero essere molti di più, fino a far ipotizzare scenari di una Pompei nel bel mezzo dell'oceano.

Polvere, carenza di cibo e acqua inquinata dai residui vulcanici. Per Croce e Mezzaluna Rossa, ci sarebbero fino a 80mila persone in condizioni di bisogno. La premier neozelandese Jacinda Ardern evoca «danni significativi». La notizia viene dalle zone turistiche, resort, di cui parla anche il ministro australiano per il Pacifico Zed Seselja. Le aree più colpite sono però le piccole isole, dove Internet è a zero. Molti hanno lanciato un Sos per cercare i parenti scomparsi. Tra questi spicca Pita Taufatofua, il pittoresco portabandiera di Tonga che ha attirato l'attenzione nelle ultime due edizioni delle Olimpiadi sfilando in gonnellino di paglia, a petto nudo, coperto d'olio per mettere in risalto la muscolatura. Stavolta, il lottatore di taekwondo ha usato i social per rivelare che non è in grado di comunicare con suo padre, né con la famiglia residente nella regione di Haapai, nel sud del Pacifico. Al momento dell'eruzione, l'atleta era in Australia per allenarsi e ha lanciato in rete un appello («Il mondo ci aiuti») e una raccolta fondi che ha raggiunto 45mila euro.

La possibilità di decollare dalla Nuova Zelanda potrebbe concretizzarsi da oggi, col timore che si verifichino però ulteriori eventi eruttivi. Non proprio dietro l'angolo, navi delle marine militari di Australia e Nuova Zelanda sono in viaggio per gestire gli aiuti. C'è paura del Covid, sull'isola. Il governo, che parla di «disastro senza precedenti» riferendosi all'eruzione, chiede scrupolosi controlli sanitari agli «stranieri», che a loro volta cercano notizie in loco sull'attività del vulcano (non monitorata). Il mantello di cenere alto chilometri ha fatto saltare quasi tutte le comunicazioni, oltre alla rottura dei cavi sottomarini che hanno bloccato il funzionamento di reti telefoniche e web. La coltre nera costringe anche l'Onu a elaborare piani B. Squadre di emergenza, cibo e medicinali. Ma con l'ipotesi di doversi sottoporre a quarantena, se non al divieto di sbarco.

«Tonga è un Paese zero Covid e ha protocolli molto rigidi», ha detto il portavoce dell'ufficio per gli Affari umanitari Jens Laerke (un solo caso registrato, un neozelandese di passaggio). L'Oms spiega che spetta alle autorità locali stabilire le procedure, ma è una priorità fare in modo che la contaminazione «possa essere evitata».

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