Roma. Sono da poco passate le 16 quando Annalisa Minetti intona l'inno di Mameli dando il via alla manifestazione romana della Lega, «la prima grande, sicura e mascherinata dopo un anno di paura», dice Matteo Salvini. Il leader della Lega entra subito nel vivo dell'evento: «Daje», grida presentando il ticket per il Campidoglio Enrico Michetti e Simonetta Matone.
L'attesa è soprattutto per capire come il numero uno del Carroccio modulerà i toni a un anno dall'ultima apparizione di piazza, quella del 4 luglio 2020, insieme agli allora colleghi di opposizione, Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Dodici mesi nei quali lo scenario politico è cambiato, generando nuove alleanze e nuovi protagonisti, con la Lega saldamente al governo al fianco di Mario Draghi.
L'evento della «ripartenza» - «questa piazza è un ritorno alla vita» - prende forma davanti a circa 5mila sostenitori in piazza Bocca della Verità. Risuonano le note di Italia 90 con le «Notti magiche» di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato. Un grande tricolore fascia il palco su cui campeggia la scritta «Prima l'Italia. Bella, libera e giusta». Salvini invita sul palco i lavoratori dell'Ikea in sciopero. Poi parlano i governatori di Lombardia e Friuli Venezia Giulia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga, il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti, e Nino Spirlì, candidato vicepresidente in Calabria.
Assente Luca Zaia, colpito dal lutto per la morte di un amico, così come Giancarlo Giorgetti, trattenuto a Varese per l'esame di maturità della figlia. Sul palco sale invece l'ad di Pianoforte holding, Gianluigi Cimmino, che lancia un appello alla politica: «Non mettete più gli ultimi della classe a guidare questa Italia». Poi la ministra Erika Stefani con rappresentanti di associazioni che si occupano di autismo e disabilità, e il ministro Massimo Garavaglia: «C'è ancora da lavorare, ma si cominciano a rivedere i turisti e si può ripartire alla grande». Segue il videomessaggio del trio «Il Volo», poi prendono la parola Giulia Bongiorno e il segretario del Partito Radicale, Maurizio Turco. E ancora, sotto la regia di Nicola Porro, i protagonisti di dolorose vicende di malagiustizia, storie di chi porta sulla pelle e nell'anima i segni di carcerazioni ingiustificate.
Salvini chiude la manifestazione con un intervento snello in cui ribadisce la sua ambizione di diventare il federatore del centrodestra. Un obiettivo per il quale forse già oggi tornerà a confrontarsi con Silvio Berlusconi. «Ringrazio Draghi che ha chiesto un parere al Cts» sulle mascherine all'aperto «e mi auguro che arrivi il prima possibile». «Dopo il Covid la politica ha il dovere di essere unita, veloce, concreta, efficace. Gli italiani ci chiedono questo, non divisioni e litigi. Io insisto e arriverò all'obiettivo perché sono un testone, torno a chiedere a tutti gli amici del centrodestra di metterci insieme, di lasciar da parte gelosie, egoismi, divisioni e di unirci con una carta fondativa di valori comuni» con al centro «soprattutto la libertà, il futuro, lo sviluppo e la famiglia». «Prima viene l'interesse dell'Italia - ribadisce Salvini -, dopo quello di partito. Avrete notato che su questo palco non ci sono simboli di partito. Vogliamo salute, lavoro, famiglia, bellezza, sicurezza, che significa che se chiedi il green pass agli italiani smetti di far sbarcare i clandestini».
C'è voglia di normalità. E così Salvini torna a celebrare il rito ormai quasi dimenticato del selfie con il leader.
Alla fine, mentre risuonano le note di Roma capoccia di Antonello Venditti, invita i manifestanti, «nonostante i 40 gradi all'ombra, a mettersi in fila per la foto di rito. Magari ci mettiamo più in là non sul palco, per maggiore sicurezza».
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