No ma deve essere sicuramente una dimenticanza. Di più: per farlo entrare nelle poche battute richieste da un editoriale, un redattore guascone deve aver tagliato il pezzo senza dirlo a Sua Maestà. Non può essere altrimenti. Perché il professionista del rigore, il contabile dei guai giudiziari altrui, non può mica essersi perso un dettaglio così.
Ormai da giorni il direttore del Fatto Quotidiano vive un Travaglio di quelli che lasciano il segno. Il problema non è tanto l’indagine su Ciro Grillo: quelli sono fattacci del pargolo. A corrodere l’animo del giornalista è la sguaiata reazione di babbo Beppe. Il quale dopo aver cavalcato l’onda forcaiola a suon di “vaffa” e avvisi di garanzia scambiati per sentenze della Cassazione, adesso ha scoperto le magagne del processo mediatico che non ti lascia respirare un attimo quando finisci nelle mani della magistratura. Travaglio una settimana fa ha preso le sue difese, trasformandosi nel più convinto dei garantisti: Grillo “non ha sbagliato a difendere il figlio” perché sarà il Gup a decidere se Ciro va processato o meno, anche se tutti “parlano come se lo stupro fosse già certo, senza non dico una sentenza, ma neppure un rinvio a giudizio”. Lui, capite? Il Re de manettari. E già questa doppia capriola carpiata era apparsa imbarazzante se non sospetta. Ma l’acme del favoritismo a senso unico l’ha raggiunto solo oggi.
Nel giudicare l’intervista di ieri al ministro Cartabia sulla Stampa, Travaglio si lascia andare ad un commento sulla composizione dell’esecutivo Draghi. Scrive: “Un governo con un partito guidato da un pregiudicato (Fi), uno da un imputato (Lega) e uno da un indagato (Iv) meno si avvicina alla giustizia e meglio è per tutti”. Ma come: ma non aveva detto che prima di emettere un responso sarebbe meglio attendere “non dico una sentenza, ma almeno un rinvio a giudizio”? Se lo è dimenticato? Renzi è “indagato” tanto quanto Ciro Grillo. E Salvini “imputato” al pari di tanti altri che poi risultano innocenti. E infine, scusi direttore, ma forse le è sfuggito un piccolo, piccolissimo dettaglio. Perché deve sapere che all’attuale governo partecipa anche un altro partito, il M5S, fondato nientepopodimenoche da un condannato in Appello e in Cassazione.
Lo stesso (ex) leader per cui oggi Travaglio si spertica in pericolose altalene di coscienza. Direttore: come mai Grillo in quell'elenco non c’è? Sarà stata sicuramente una svista. O un taglio non voluto del pezzo. Vero?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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