Tre innocenti in cella al dì. E il Sistema teme le urne

La convention dei Radicali sugli "orrori" giudiziari Salvini: "Con i cinque quesiti noi a mani nude contro tutti"

Tre innocenti in cella al dì. E il Sistema teme le urne

Errori, o meglio «orrori» giudiziari, che travolgono le vite di semplici impiegati e politici affermati, di amministratori locali, ambasciatori, giornalisti, imprenditori, avvocati, docenti universitari, architetti, commercianti...Tutti accusati, sbattuti in prigione, condannati ingiustamente, poi assolti. E nella sede romana del Partito Radicale 30 di queste storie sono protagoniste di una convention, aperta dall'intervento dell'avvocato Annamaria Bernardini de Pace, che vuole tenere alta l'attenzione sui referendum di giugno, quelli che potrebbero cambiare il sistema giustizia più radicalmente della riforma Cartabia.

I nomi delle vittime sono tanti, dall'ex sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, assolto dall'accusa del 2015 di lesioni colpose per un pattinatore caduto in una buca a Marcello Pittella, ex presidente della Basilicata assolto per la Sanitopoli lucana, dopo le dimissioni per le accuse del 2018 che hanno portato la Regione al voto anticipato.

La Campagna per il Sì, dice Matteo Salvini, in questi 33 giorni «dobbiamo farcela da soli, a mani nude e contro tutti, gli spazi tv li hanno chiesti Radicali, Lega e socialisti, per tutti gli altri va bene così? Con 1000 errori giudiziari all'anno e 6 milioni di processi pendenti?». Il leader del Carroccio siede accanto alla radicale Irene Testa, che ha raccolto i casi di ingiuste detenzioni ed errori giudiziari nel libro «Il fatto non sussiste. Storie di orrori giudiziari», con la prefazione di Gaia Tortora.

L' appuntamento delle urne del 12 giugno ancora troppi neppure lo conoscono mentre, spiega Salvini, «non sarà una rivoluzione copernicana, ma un mattoncino per costruire la casa sì», perché quei 5 quesiti sono altrettante possibili «pacifiche rivoluzioni» del sistema giustizia. Se, «guarda caso», è stato bocciato il quesito sulla responsabilità civile delle toghe rimangono altri importanti, a cominciare da quello sulla separazione delle carriere.

Salvini crede ai referendum perché non crede alla riforma approvata dalla Camera e ora all'esame del Senato. «Abbiamo parlato con i partiti e con la ministra Cartabia, la cui riforma non passerà alla storia e abbiamo capito che aria tirava, così abbiamo deciso con i Radicali, portatori di idee sane, di fare la nostra parte». La battaglia sarà dura, in un momento particolare, tra guerra, coda della pandemia, crisi economica, in cui sui referendum è calato il silenzio. «Sarà difficile raggiungere il quorum del 51%? Sì. Sarà impossibile? No. E se milioni di italiani chiederanno il cambiamento, per il parlamento sarà difficile far finta di niente», dice il leader leghista. Salvini promette il suo impegno e raccomanda a tutti di informare sui quesiti. «Magari ci fossero i sostenitori del No - sbotta-, io li pagherei, invece ci sono i sostenitori del niente, del silenzio, che ammazza la democrazia».

Lui parla per esperienza, da imputato per le scelte da ministro sui migranti, raccontando dei processi nell'aula bunker dell' Ucciardone. «L'ultima udienza è durata 12 ore e capisci che la tua libertà è in mano a tre persone, le vedi lì, magari sono nervose, hanno i loro problemi. Ma decidere della vita e della libertà delle persone non è un mestiere come un altro. Quando Silvio Berlusconi parlava di test attitudinali per fare il giudice aveva ragione. Non basta un concorso, servono tante prove, non solo professionali. E invece sento di nomine in base all'appartenenza correntizia, a logiche politiche».

Tra le testimonianze di chi da innocente ha vissuto processi, carcere, gogna mediatica, «perché ormai i processi non si fanno in tribunale ma prima in tv», arriva il turno del vicepresidente leghista del Senato Roberto Calderoli, introdotto dal direttore di Radio Radicale Alessio Falconio. «Devo fare mea culpa su alcune valutazioni del passato sul diritto: ringrazio il partito radicale per aver trasformato un giustizialista in un garantista convinto. Ora dico che è meglio dichiararsi colpevole.

Perché, se non hai fatto niente e qualcuno si è convinto del contrario, alla fine ti rovini la vita per sempre. Mi dichiaro colpevole di aver scritto i referendum, di aver raccolto le firme. Siamo più di 3, un'organizzazione a delinquere».

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