Le trame di Schlein a Bruxelles e quel "filo spezzato" con la premier

Pd diviso su Fitto: il silenzio dei fedelissimi di Elly. Ma il ministro vedrà Pérez (S&D) e Hayer (Renew)

Le trame di Schlein a Bruxelles e quel "filo spezzato" con la premier
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Il campanello d'allarme è suonato a Strasburgo giovedì scorso, quando la spagnola Iratxe García Pérez - capo-delegazione dei Socialisti di S&D - ha lasciato la riunione dei capigruppo del Parlamento europeo livida in volto, minacciando fuoco e fiamme in vista delle audizioni dei commissari in programma il 12 novembre e promettendo barricate anche nel voto della plenaria dell'Eurocamera che il 26 o 27 novembre si pronuncerà sul definitivo via libera al bis di Ursula von der Leyen.

Per la seconda volta in meno di un mese, infatti, al Parlamento Ue si è saldato un asse tra Ppe, Ecr e Patriots, con S&D, Left e Greens costretti a restare alla finestra. È stata ribattezzata «maggioranza Venezuela», visto che il precedente dello scorso 19 settembre riguarda la risoluzione che ha riconosciuto la presidenza di Edmundo González Urrutia come «legittima e democraticamente eletta» (un fronte su cui Fdi ha molto insistito, con il suo capo-delegazione al Parlamento Ue Carlo Fidanza che per condannare Nicolás Maduro è volato fino a Buenos Aires). E giovedì scorso il Ppe, l'Ecr (presieduto da Giorgia Meloni) e i Patriots (dove militano Marine Le Pen, Viktor Orbán e Matteo Salvini) si sono nuovamente saldati per approvare un calendario delle audizioni dei commissari che, di fatto, protegge la vicepresidenza esecutiva che von der Leyen ha affidato a Raffaele Fitto nonostante Ecr non faccia parte della maggioranza Ppe-S&D-Renew-Verdi che ha dato il via al suo bis. Non un dettaglio, visto che il ministro degli Affari europei è da settimane nel mirino dei Socialisti, che temono di uscire ridimensionati dalla politica dei «due forni» di Ursula e vorrebbero portare a casa almeno uno scalpo, privando Fitto della vicepresidenza esecutiva.

In questa complicata partita, però, c'è un dato numerico non indifferente. Con 21 eurodeputati, infatti, il Pd è la prima delegazione del gruppo Socialista al Parlamento Ue (seguita dal Psoe spagnolo con 20). Insomma, se davvero S&D provasse a impallinare Fitto, difficilmente i dem potrebbero chiamarsi fuori da questa scelta senza assumersi la responsabilità di aver bocciato un vicepresidente esecutivo italiano (dopo la presidenza di Romano Prodi, l'incarico più importante che un italiano abbia mai ricoperto nella Commissione Ue). Con competenze - per le sue deleghe dirette - su coesione e riforme. Ma anche - coordinando altri quattro commissari - su agricoltura, turismo, pesca e trasporti. Non a caso - racconta chi ha avuto occasione di parlare con Meloni giorni fa - Elly Schlein avrebbe inizialmente assicurato un discreto ma sostanziale appoggio della pattuglia parlamentare dem. Però alle rassicurazioni è seguito il silenzio della segretaria dem e, soprattutto, dei suoi fedelissimi. Non solo il presidente del Pd Stefano Bonaccini, ma anche gli eurodeputati dem Antonio Decaro e Dario Nardella hanno pubblicamente detto di essere pronti a sostenere Fitto. Come pure Prodi («ha poco potere, ma lo voterei»). Ha taciuto, invece, Schlein. Come pure i suoi fedelissimi eletti a giugno: da Annalisa Corrado a Cecilia Strada, passando per Camilla Laureti e Sandro Ruotolo. Di qui, la scelta di Meloni di affondare il colpo. E mettere pubblicamente la questione sul tavolo durante l'informativa di ieri alle Camere in vista del Consiglio Ue che si aprirà domani a Bruxelles. In Senato si rivolge a Graziano Delrio, alla Camera direttamente a Schlein. La sostanza è la stessa. «Sosterrete Fitto?». «Vi interessa più il peso dell'Italia o quello dei partiti politici a Bruxelles?». «Il Pd si farà sentire con S&D? Perché non mi pare prassi che i Socialisti decidano senza consultare la loro delegazione più numerosa...».

Meloni, che non ha gradito il tergiversare di Schlein, prova dunque a metterla all'angolo. Anche perché dai piani altissimi di Palazzo Berlaymont le avrebbero riferito che, pur pubblicamente silente, la segreteria dem stia avallando le barricate promesse dalla spagnola Pérez.

Con Fitto - ormai da settimane stabilmente a Bruxelles per prepararsi agli hearings e incontrare i vertici del Parlamento europeo - che nei prossimi giorni avrà un faccia a faccia con i due capigruppo più ostici verso i Conservatori di Ecr: la socialista Pérez e la liberale di Renew Valérie Hayer.

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