Roma - Un intervento a gamba tesa, un vero e proprio uragano sulle unioni civili e sul ddl Cirinnà. Papa Francesco dice no al governo e prende una posizione netta, per la prima volta, entrando nel dibattito sulle unioni, a una settimana dal Family Day di Roma. «La Chiesa ha indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione», ha detto Bergoglio mentre il Senato si appresta a discutere il disegno di legge proposto dal Pd che punta a regolare la convivenza nelle coppie omosessuali e la possibilità per queste di accedere anche alle adozioni. Nel corso dell'udienza ai membri del Tribunale della Rota Romana, per l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario, il Pontefice ha usato parole precise, puntando il dito contro i nuovi modelli di unione: «La Chiesa - ha detto Francesco - con rinnovato senso di responsabilità continua a proporre il matrimonio, nei suoi elementi essenziali prole, bene dei coniugi, unità, indissolubilità non come un ideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull'effimero e sul transitorio, ma come una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati».Nonostante il Papa stia cercando di rimanere il più possibile lontano dalle discussioni sulla manifestazione di piazza di sabato prossimo, con buona parte della chiesa italiana schierata invece a favore del Family Day, ieri mattina, il Papa, ha voluto però confermare la linea del Vaticano, esponendo la visione del matrimonio per la Chiesa cattolica, senza fare un endorsement plateale all'evento organizzato contro il ddl Cirinnà. Diversa invece la posizione del Presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, che ha definito «condivisibile» la manifestazione «dalle finalità assolutamente necessarie». Nessun contrasto sul tema però tra il Papa e il cardinale Bagnasco: era stato lo stesso Francesco a ricordare ai membri alla Cei, appena due mesi dopo la sua elezione, che devono essere i vescovi a tenere «il dialogo con le istituzioni culturali, sociali e politiche». Intanto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante la direzione del Pd, ha precisato che «la legge sulle unioni civili non è più rinviabile. È necessario - ha spiegato il premier - un passo in avanti sui diritti civili, ci sono state discussioni accese ma molto belle, ora credo che si debba chiudere la questione. Sui temi etici noi lasciamo la libertà di coscienza ma sappiamo che si deve votare e che ciascuno di noi deve prendersi le proprie responsabilità».
In Senato però sono stati presentati già circa seimila emendamenti in vista dell'esame del ddl che inizierà il 28 gennaio: 5mila arrivano dalla Lega e altri 300 sono stati presentati da Forza Italia. Tre quelli presentati dal senatore dem Giuseppe Lumia, che prevedono la riduzione al minimo di qualsiasi rimando al codice civile sul matrimonio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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