Integrazione ed istruzione: un binomio che va potenziato, perché «la vera integrazione passa dall'insegnamento dell'italiano per chi non lo sa». È la ricetta proposta dal ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, nella giornata conclusiva del Meeting di Rimini. Il dibattito sulla cittadinanza e lo Ius scholae ha fatto da fil rouge all'intera settimana della kermesse. E l'ultima parola è toccata proprio al capo del ministero che di istruzione deve occuparsi.
«Quando abbiamo scoperto, sempre grazie alle ricerche di Invalsi, che i ragazzi persino di terza media, stranieri di prima generazione, hanno un tasso di conoscenza della lingua italiana enormemente inferiore rispetto ai loro colleghi italiani - ha sottolineato il ministro - abbiamo capito che quello è un momento di vera discriminazione perché quel ragazzo, che sta nella stessa classe, in realtà è indietro di un anno rispetto al compagno italiano e se noi non andiamo a potenziare l'insegnamento dell'italiano con un percorso di formazione, di reclutamento degli insegnanti, specializzati per insegnare l'italiano a chi non sa una parola della nostra lingua, se non facciamo questo non facciamo vera integrazione».
Entrando più nel merito della riforma della legge sulla cittadinanza e sull'eventualità di concessione dello Ius scholae, Valditara ha ribadito la necessità di una «legittima discussione» perché ognuno «ha le sue opinioni», ma poi «ci sarà sempre un punto di sintesi».
Il tema della cittadinanza ha acceso il dibattito politico degli ultimi giorni ed è stato ulteriormente accentuato in seguito a nuovi venti di guerra in Medio Oriente e alle minacce di infiltrazioni terroristiche, che crea inevitabilmente apprensioni e paure.
«Per la mia esperienza di quasi due anni di governo - ha aggiunto Valditara - non c'è stata una volta che in Consiglio dei ministri abbiamo votato a maggioranza. Ci siamo alla fine sempre compattati, credo che al di là delle legittime differenze questa maggioranza abbia ben chiaro che è qui per cambiare l'Italia, facendo quello che i precedenti governi non hanno saputo fare, a iniziare dalla scuola».
Valditara ha poi sottolineato l'importanza dell'insegnamento della Carta costituzionale, a partire dal concetto della «patria e la sua comunità nazionale» considerata «la strada maestra ancora oggi per affrontare il problema dell'integrazione degli stranieri e degli studenti stranieri nelle nostre classi». Il punto di partenza è l'insegnamento dell'educazione civica che dovrà «innervare tutta la didattica» e coinvolgere tutti il collegio docenti. «Centralità della persona - ha spiegato il ministro - significa centralità della solidarietà, del lavoro, della libertà, primato della responsabilità individuale su quella sociale, che non può annullare la prima, eguaglianza nel godimento dei diritti e nella soggezione ai doveri, valorizzazione della iniziativa economica privata, e poi valorizzazione della appartenenza alla comunità locale, e nazionale».
Una integrazione, dunque, che punta in primis sulla valorizzazione delle differenze.
«Dal punto di vista dell'azione concreta, (dobbiamo) uscire da quel modello vecchio di scuola che considerava unitaria l'intelligenza. Ci sono talenti diversi e questi talenti vanno valorizzati», ha concluso il ministro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.