Immaginatevi una gigantesca dispensa. Allagata, distrutta. Inzuppata di acqua e di rabbia. La dispensa della nostra Italia. La dispensa dell'eccellenza dei prodotti di casa nostra, spazzata via dalle piogge e dalle esondazioni di questi giorni. Ma anche dalla stupidità e dal menefreghismo di taluni amministratori. I conti di queste perdite saranno forse più chiari fra alcuni mesi. Nel frattempo, ciò che andiamo a raccontarvi ora è davvero un bollettino di guerra che avvilisce tutti.
Trentamila prosciutti sott'acqua nella zona di Corniglio a Parma rappresentano già un esempio significativo di perdite alimentari consistenti, in quelle stesse zone dove ora si alternano campi allagati, coltivazioni distrutte, stalle e stabilimenti agro-industriali inagibili, serre divelte, aziende agricole isolate. Sono questi i disastri provocati dall'ondata di maltempo che, dopo essersi abbattuta sulla Liguria, sul basso Piemonte, sull'Oltrepò pavese e sul Mantovano ha poi sferrato altri durissimi colpi sull'Emilia-Romagna, sul Veneto e sul Friuli. La Coldiretti sta monitorando sul territorio gli effetti dell'ondata di maltempo per verificare se esistono le condizioni per chiedere lo stato di calamità di fronte a danni che, da una prima stima, ammonterebbero a decine di milioni di euro.
In Emilia Romagna sono decine e decine le stalle e le aziende allagate con la raccolta del mais bloccata e le semine autunnali a rischio. In Veneto colpiti soprattutto il Padovano e la zona di Este con una vastissima distruzione degli ortaggi di stagione, in particolare insalate fresche che erano pronte per essere raccolte e vendute. A essere seriamente danneggiate anche alcune aziende agricole già messe ko dalla disastrosa alluvione del 2010 e dagli allagamenti della scorsa primavera. Le zone agro-frutticole più colpite sono quelle fra Montagnana, Saletto, Carceri, Vighizzolo, Sant'Elena Monselice e Santa Margherita d'Adige dove sono state scoperchiate serre su una superficie di ben 8.000 metri quadrati. Da quantificare sono i danni alle strutture aziendali e alle colture a pieno campo, come i radicchi, in particolare nella zona di Maserà e Due Carrare.
In Liguria gli effetti degli allagamenti hanno compromesso l'economia agricola della Riviera con il dimezzamento della produzione del pregiato olio d'oliva extravergine, mentre in Piemonte, nell'Alessandrino, i viticoltori di Gavi lamentano pesanti perdite di uva da vino destinata alla Docg. Nel caso specifico, purtroppo, è andato distrutto oltre il 10 per cento dei vigneti Docg delle colline di Gavi perché la pioggia e la grandine hanno danneggiato gran parte dei 1500 ettari del pregiato vigneto Gavi Docg. Un contraccolpo che appesantisce di più, con quel taglio di oltre il 15 per cento rispetto allo scorso anno, la vendemmia 2014. Che rischia di classificarsi come la più scarsa dal 1950, con una produzione di vino che potrebbe scendere fino a 41 milioni di ettolitri anche se molto dipenderà dalle condizioni climatiche delle prossime settimane.
A Ponte Nizza è stata la frutta la più penalizzata e danneggiata. Le pomelle, una varietà di mela tipica della zona, le golden e le pere «da cuocere» sono andate, infatti, distrutte, mentre l'uva che era ancora sui filari è da buttare e i campi che erano pronti per la semina straripano d'acqua.
E in Lombardia, confermano ancora dalla Coldiretti, la situazione è pesante nel Mantovano ma anche nell'Oltrepò pavese dove si fanno i conti con la «cascata» d'acqua che ha colpito soprattutto le zone di alta collina tra Varzi e Cecima con grandine e vento forte abbattendo numerosi frutteti delle varietà più tardive di mele e pere pronte per essere colte.
E ancora, nel territorio di Manciano, dove si sono registrate due vittime, è a rischio la produzione del Pecorino Toscano Dop, con il Caseificio sociale Manciano, maggior produttore del celebre formaggio a denominazione di origine protetta, praticamente isolato dall'acqua e quindi anche impossibilitato a effettuare la raccolta negli allevamenti, anch'essi colpiti dall'ondata di pioggia e fango.
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