Taiwan resta al centro delle tensioni fra Stati Uniti e Cina. Giovedì, nella loro prima telefonata in quattro mesi, il presidente cinese Xi Jinping ha avvertito l'omologo americano Joe Biden che, sull'isola ribelle, «chi gioca con il fuoco si dà fuoco». L'amministrazione Usa non ha confermato né smentito la tappa a Taiwan nel tour in Asia di Nancy Pelosi, che la porterà ufficialmente in Giappone, Corea del Sud, Malesia e Singapore.
Pechino vede la missione della Speaker della Camera come una provocazione, dato che considera l'isola una parte «inalienabile» del suo territorio. La sua visita sarebbe la prima di un funzionario Usa di grado più alto da quella fatta nel 1997 dall'allora presidente della Camera, Newt Gingrich. Ma Pelosi ha una lunga storia di critiche al governo cinese. L'episodio più famoso è accaduto nel 1991, due anni dopo che le proteste a Pechino furono represse dal governo cinese. La Speaker della Camera in quell'occasione visitò piazza Tienanmen e mostrò insieme a due membri del Congresso un piccolo stendardo su cui c'era scritto: «A coloro che sono morti per la democrazia in Cina». Il ministero degli Esteri cinese ha successivamente denunciato l'incidente come una «farsa premeditata». Ma anche più di recente, Pelosi ha rilasciato una dichiarazione in occasione del 33° anniversario delle proteste, definendole «uno dei più grandi atti di coraggio politico». Non solo, quest'anno ha guidato le richieste di un «boicottaggio diplomatico» delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 per il trattamento dei musulmani uiguri. Ieri sul sito flightradar24, che mostra in tempo reale il traffico aereo mondiale, era possibile seguire il suo volo. L'aereo era alle Hawaii, fermo all'aeroporto di Honolulu e seguito da circa 50 mila utenti. Poco dopo è scomparso e sullo schermo è apparsa una finestra che spiegava che non era più possibile rintracciarlo. La Cina nel frattempo ha risposto al tour con nuove esercitazioni nello Stretto di Taiwan e nel mar Cinese meridionale. Si sono tenute al largo dell'isola di Pingtan, nella provincia del Fujian, in un'area distante poco più di 100 chilometri dalle coste taiwanesi. Le manovre prevedono l'uso di «proiettili veri» e imporranno il «divieto di qualsiasi ingresso» nelle acque interessate, si legge nella nota ufficiale che non fa riferimento a Pelosi. Un nuovo ciclo di esercitazioni è stato programmato lungo la penisola di Leizhou, nelle acque al largo del Guangdong, il 2 e il 3 agosto.
«È legittimo che la Cina salvaguardi la propria sovranità nazionale dalla provocazione», ha tuonato il quotidiano cinese Global Times. L'Esercito popolare di liberazione (Pla) «monitorerà in modo tempestivo l'aereo di Pelosi. In questo processo possono verificarsi conseguenze e la responsabilità ricade interamente sugli Stati Uniti», ha aggiunto il tabloid del Quotidiano del Popolo. «Qualcuno potrebbe dire, non è questa una mossa per innescare una guerra con gli Usa? A questo proposito, le persone possono fare riferimento ai principi della Cina nella guerra commerciale: Non volere una guerra commerciale, non averne paura ed essere pronto a combatterne una se necessario».
Hu Xijin, ex direttore del Global Times di cui è ora un importante commentatore, ha messo in guardia che «se i caccia americani scortano l'aereo di Pelosi a Taiwan» si tratterebbe di «invasione». La Pla, pertanto, «ha il diritto di scacciare con la forza» l'aereo di Pelosi e i jet statunitensi, ha scritto Hu su Twitter.
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