E siccome presto o tardi si finirà di sparare, ecco che Ursula formula la sua promessa. «Ricostruiremo l'Ucraina. È un dovere morale, un impegno politico e anche un interesse di Bruxelles». Dunque non solo armi, ma soldi, tecnologie, architetti, progetti, insomma un vero nuovo Piano Marshall», una linea di intervento che spalancherà a Kiev le porte della Ue, a condizione però di un reale ammodernamento del Paese. «Dovremo farlo nel modo migliore - spiega la von der Leyen - senza ricadere nelle vecchie strutture. Noi investiremo milioni e milioni e saremo i garanti per riforme che saranno legate ai finanziamenti e che apriranno la strada per l'ingresso nell'Unione».
In serata Sergio Mattarella le mette fretta. «Nessun ulteriore ritardo nell'allargarsi ad est, occorre un'iniziativa europea veloce come quella per il Covid». Serve un altro Recovery.
Il convegno della Pontificia accademia delle scienze sul futuro del pianeta, la partecipazione da rock star alla manifestazione al Maxxi per la partenza della nuova Bauhaus, il saluto in Campidoglio con classico affaccio sui Fori, «wonderful», l'incontro con Mattarella, l'udienza oggi con il Papa. Giornate romane molto fitte per il presidente della Commissione. «Qui parte la sfida per cambiare il mondo», dice prima di collegarsi per un dibattito con il sindaco di Mariupol e un architetto ucraino. «Non ci sono parole per la distruzione prodotta da questa guerra atroce. Ora tutti dovranno contribuire alla ricostruzione. Istituzioni finanziarie, tecnici, politici. Ne ho già parlato con Zelensky, decideranno loro però, pensando alla macerie di oggi, è necessario promuovere una sostenibilità ambientale nel modo di edificare i palazzi e le città».
Una svolta verde che per la von der Leyen potrebbe essere favorita proprio dallo sforzo in atto da parte di vari paesi europei di liberarsi dalla dipendenza energetica da Mosca. L'Italia di Draghi ad esempio ha già aperto i rubinetti con Algeria, Qatar, Angola, Congo, Mozambico. «Nel breve tempo - sostiene Ursula - dobbiamo diversificare e allontanarci dalla Russia, stando però attenti a non legarci troppo con i nuovi fornitori di gas». Nel lungo periodo l'idea è di approfittare della situazione per investire sulle rinnovabili. Sole, vento, acqua. «Siamo al limite da troppo tempo, si deve cambiare».
Prima però ci sono guai più urgenti a cui dedicarsi, come lavorare per un cessate il fuoco tra Mosca e Kiev. O anche, cercare di riaprire il mar Nero e sbloccare il grano ucraino che sta marcendo nei silos. Evitare una crisi alimentare mondiale è uno degli argomenti del colloquio serale di 50 minuti al Quirinale, il primo bilaterale tra i due presidenti. Per Mattarella «non c'è conflitto che non si riverberi immediatamente sui popoli vicini e lontani»: il fermo alla navigazione e ai cereali rischia di incendiare la sponda sud del Mediterraneo e, oltre a una possibile catastrofe alimentare «può provocare precarietà e problemi di sicurezza».
Quindi, spiega il capo dello Stato, non si può aspettare. Il «nuovo corso» della Commissione ha dimostrato prontezza ed efficacia nel combattere pandemia e crisi economica. Ebbene, «lo stesso approccio» che ha prodotto il Next Generation ora serve per l'Ucraina.
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