Berlino. Martedì la Camera dei Comuni a Ottawa e mercoledì il Congresso degli Stati Uniti nella capitale Washington. Ieri mattina è stato il turno del Bundestag, il Parlamento tedesco, di ricevere in forma virtuale la visita del presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelenksy. L'ex attore diventato presidente, e da tre settimane commander in chief della resistenza contro l'invasione russa, continua il suo tour di videoconferenze che lo ha già portato al Parlamento Europeo a Strasburgo e alla Camera dei Comuni di Londra. A differenza del suo algido nemico mortale Vladimir Putin, Zelensky è un comunicatore consumato, capace di toccare le corde più sensibili dei suoi interlocutori: se ai britannici ha ricordato la loro vittoria sul nazismo, e agli americani ha menzionato Pearl Harbor e l'«I have a dream» di JFK, con i tedeschi il leader ucraino ha parlato di un muro: «Voi vi ritrovate in qualche modo dietro a un muro, non il Muro di Berlino, ma in mezzo all'Europa, dove c'è la libertà. Un muro che diventa più alto a ogni bomba caduta e per ogni decisione mancata».
Per essere certo di non essere frainteso, Zelensky ha anche rievocato le parole di un altro ex attore diventato presidente, Ronald Reagan - l'uomo che ha vinto la Guerra Fredda - per rivolgersi rivolto direttamente al cancelliere tedesco Olaf Scholz: «Distruggete questo muro. Date alla Germania il ruolo di primo piano che si è guadagnata». Zelensky continua dunque a cucire i propri messaggi sulle forme di chi lo ascolta ma il contenuto non cambia: l'Ucraina vorrebbe una no-fly zone sui propri cieli che non sarà la Nato a fornirgli ma l'Ucraina chiede anche maggiori aiuti militari e nuove sanzioni contro l'invasore russo. Senza dimenticare che a Kiev servirebbe anche almeno un amico bene armato che possa garantire la neutralità che la Russia vuole imporre al suo paese. Con i tedeschi ha usato anche la leva delle colpe storiche del Terzo Reich, assimilando Putin ad Adolf Hitler: «Ancora una volta in Europa, qualcuno sta cercando di annientare un intero popolo». Zelensky ha poi bacchettato i tedeschi per la lentezza dimostrata nell'imporre sanzioni contro Mosca. È vero che Berlino ha recalcitrato prima di scendere in campo al fianco di Kiev ma è parimenti vero che la tirata d'orecchi a Scholz ha qualcosa di paradossale: perché nei primi 100 giorni del suo governo il neocancelliere socialdemocratico si è speso molto di più per l'Ucraina di quanto fatto da Angela Merkel nei 16 anni del suo regno sulla Germania. È stato Scholz, già numero due dell'ultimo governo Merkel, a ingoiare il rospo della chiusura del Nord Stream 2, il raddoppio della pipeline appena completata (e mai entrata in funzione) per importare più gas dalla Russia attraverso il Mar Baltico, privando l'Ucraina della possibilità di imporre dazi sul flusso di oro blu. È stato ancora Scholz a dare l'ok all'invio di aiuti militari a Kiev e ad annunciare l'iniezione di 100 miliardi nelle esauste casse della Bundeswehr per farla uscire da una cronica carenza di mezzi. Da quando è scoppiata la guerra, la Repubblica federale tedesca si è anche attivata per dare accoglienza a centinaia di migliaia di profughi in fuga. Giovedì il presidente federale Frank-Walter Steinmeier si è recato alla stazione centrale di Berlino per incontrare gli sfollati e ringraziare i volontari.
Il Bundestag ha ascoltato Zelensky applaudendo, ma alle parole del leader ucraino non è seguito alcun dibattito. La risposta è invece arrivata da Olaf Scholz. Parlando da Berlino al fianco del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il cancelliere ha assicurato ulteriore sostegno all'Ucraina. «Siamo al vostro fianco», ha affermato Scholz definendo «impressionati» le parole pronunciate ore prima da Zelensky. «Il destino del popolo ucraino ci tocca profondamente». La Germania si accinge dunque ad aiutare l'Ucraina «attraverso risorse finanziarie, attraverso aiuti umanitari, ma anche attraverso la fornitura di attrezzature militari». E tuttavia la linea rossa dell'entrata in guerra dell'Alleanza atlantica non verrà superata: «La responsabilità della Nato», ha ricordato Stoltenberg, «è non permettere che questo conflitto si intensifichi ulteriormente».
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