Roma - C'è chi, come lo scrittore Massimo Carlotto, il Nordest lo vede così: «Piccoli imprenditori divenuti arroganti con le palate di soldi fatti negli anni Ottanta e Novanta e che ora se la facevano sotto all’idea di essere spazzati via dai cinesi» (dal romanzo Nordest, scritto con Marco Videtta). E chi invece, come il regista esordiente Umberto Carteni, già assistente di Luchetti, Avati, Tornatore, preferisce raccontare quel cruciale pezzo d’Italia con toni più leggeri, affettuosi, in chiave di commedia permissiva, immaginando «una satira per dimostrare che le persone sono più evolute della politica».
Esce a febbraio Diverso da chi?, e vedrete che se ne parlerà. Perché il tema è gustoso, lo sguardo inconsueto. Sembrano lontani gli anni di Signore & signori, 1966, quando il feroce moralista Pietro Germi prendeva di mira una certa provincia veneta con tre storie di corna, soldi e ipocrisia. Non si parlava di Nordest, allora. Vent’anni dopo sarebbe stato il padovano Carlo Mazzacurati, con Notte italiana, a puntare la cinepresa su quei luoghi, con precisione da entomologo, tra giallo e sociologia. Ma certo era passata la voglia di ridere. Il clima nel frattempo non è mutato: pur nella diversità delle storie, Arrivederci amore, ciao di Michele Soavi, Apnea di Roberto Dordit, Primo amore di Matteo Garrone, La giusta distanza ancora di Mazzacurati hanno continuato a proporre un’immagine dura, fosca, spesso razzista del Nordest. Non farà eccezione Come Dio comanda di Gabriele Salvatores. In sala a giorni, girato in Friuli, racconta la storia di un padre alcolizzato e disoccupato che educa il figlio al culto della violenza.
E tuttavia qualcosa sta cambiando. Prima è venuto Amore, bugie e calcetto. Ora Giampaolo Letta, per conto di Medusa, annuncia il remake italiano di Giù al nord, la commedia francese che ha sbaragliato in patria ogni record: e di sicuro sarà una cittadina del Nordest a sostituire l’originale Bergues per rinnovare il gioco degli equivoci verbali e delle differenze culturali. Diverso da chi? sembra precisare la tendenza, che potremmo riassumere così: più ironia e meno pregiudizi. Con la politica usata a mo’ di grimaldello farsesco per restituire tipi umani e sfondi sociali.
Nel film di Carteni succede che un brillante professore universitario gay, tal Piero Bonutti, regolarmente «fidanzato» in casa con l’elegante Remo, si ritrovi a sfidare il sindaco uscente di centrodestra, il carismatico Galeazzo. Tutta colpa delle primarie. Piero partecipa in segno di testimonianza, ma gli eventi si mettono di traverso, il candidato paracadutato da Roma tira le cuoia, sicché il giovanotto si ritrova in prima linea, tra i pregiudizi degli avversari e lo sgomento del Pd. Un omosessuale sindaco nel «profondo nord»? Mica siamo a Parigi. Così, temendo il disastro, il partito gli affianca Adele Ferri, una cattolica tutta d’un pezzo, contraria persino al divorzio, conosciuta come «la furia centrista». Una specie di Binetti. «La coppia perfetta», recitano i manifesti elettorali dell’Unione democratica. Da un lato «modernità, diversità, tolleranza» (cioè lui); dall'altro, «valori, famiglia, tradizioni» (cioè lei). Può reggere?
Scritto da Fabio Bonifacci e girato a Trieste, anche se la città resta indefinita, Diverso da chi? satireggia un po’ su tutti: Pd, cattolici moderati, leghisti. Nel cast Luca Argentero (un Piero con gli occhiali), Claudia Gerini (un’Adele con chignon), Filippo Nigro (il paziente Remo), Francesco Pannofino (il reboante Galeazzo), Antonio Catania e Giuseppe Cederna (i due disincantati dirigenti del Pd). Per il regista, «il quadro è un po’ quello dell’ex Unione, tra inciuci vari, con l’idea anche di mostrare una certa intolleranza della sinistra, che ai tempi di Pasolini poco sopportava gli omosessuali».
Trattandosi di commedia, il gay e la bacchettona, sulle prime in rotta su tutto, finiranno col precipitare in una relazione segreta. Imbarazzante per entrambi, specie per Piero: della propria «diversità» aveva fatto un cavallo di battaglia e ora si ritrova due volte diverso. Ma appunto: diverso da chi? Argomenta il produttore Riccardo Tozzi: «C’è un mondo della società reale che cambia a prescindere della politica che vive di politica.
Nel film i due candidati litigano sulla sicurezza: il sindaco uscente evoca muri di civiltà, lo sfidante vuole i nonni nei cortili. Dicono sciocchezze entrambi». Però... «Galeazzo urla e strepita, in realtà è un buon amministratore. Infatti alla fine vincerà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.