Premiato il governo che risolve problemi

Ci sarà o no una relazione tra la vittoria in Campania e la soluzione del problema dei rifiuti da parte del governo Berlusconi. E tra la soluzione della Tav (il treno ad alta velocità che deve attraversare l’Europa e che si era fermato per un po’ di scalmanati in Val di Susa) e la vittoria in Piemonte? E tra l’intervento più rapido mai visto in Italia in occasione di un terremoto e la vittoria della provincia dell’Aquila? Tutti casi. In tutte e tre le situazioni? Senza nulla togliere, evidentemente alla credibilità e alle capacità di Stefano Caldoro, Roberto Cota (nuovi presidenti di Campania e Piemonte) e Antonio Del Corvo (nuovo presidente della provincia aquilana), la soluzione dei problemi che si trascinavano da anni e che incidevano in modo importante sulla vita dei cittadini o che, accaduti in una notte, sono stati risolti a tempo record, ha influito e come se ha influito.
Diciamo le cose come stanno: il tanto vituperato governo del fare ha pagato anche in questa occasione. Qualche politico illuminato, di fronte a un presidente del Consiglio che passava molto del suo tempo a Napoli e in Abruzzo, sorrideva e lo irrideva. Come se occuparsi di quelle cose a tempo pieno non fosse fare politica che, invece, sarebbe stato fare ben altro: poco importa se non si è mai capito cosa, ma comunque qualcosa d’altro.
Questo è avvenuto tante volte dal 1994 a oggi. Quante volte qualche politologo illuminato ha decretato la fine del Berlusconi politico di lì a pochi mesi. Ci ricordavano i marxisti che a ogni crisi del capitalismo sostenevano che quella sarebbe stata la crisi generale profetizzata da Karl Marx in persona e che il capitalismo sarebbe imploso lasciando solo un mucchietto di cenere. Non è successo per Berlusconi e non è successo - per fortuna - neanche per il capitalismo. Ma il vizio di ambedue le previsioni era e continua ad essere lo stesso: si basa su idee astratte, lontane dalla realtà, che non hanno un bel niente a che fare sul funzionamento reale delle cose. Berlusconi continua a vincere perché conosce quello che il popolo vuole e intrattiene con il popolo, con la stragrande maggioranza di esso, un rapporto che la sinistra non sa intrattenere. Quei profeti da quattro soldi che periodicamente, come nei casi maniacali, ne decretano la fine sottovalutando, perché alla fine non la conoscono, la consistenza del rapporto «carnale» che Berlusconi stesso ha con il popolo e la fiducia che il popolo gli tributa.
Tutto questo si alimenta, soprattutto negli ultimi due anni, con le capacità di intervento che Berlusconi ha dimostrato in non poche situazioni concrete. Questi fatti scompaiono facilissimamente dai giornali e dalle tv ma, evidentemente, rimangono nella memoria del popolo che, quando può, dimostra di non dimenticare.
E cosa vuol dire che la coalizione di centrodestra raccoglie ormai i ceti medi, quelli imprenditoriali, ma anche molta di quella che una volta si chiamava la classe operaia? Perché molta di essa vota per il Pdl e per la Lega se non perché vede in questi due soggetti e nei loro leader gli unici che possano rispondere alle loro difficoltà? E se lo fanno in presenza di questa crisi evidentemente pensano che, anche in questo caso, con l’opera del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è stato fatto tutto quello che si doveva e non è stato fatto ciò che non si doveva.

Il popolo lo sa bene: il governo del fare è anche quello che fa ciò che è possibile fare. Il popolo si inganna difficilmente, molto più difficilmente di quanto pensino Di Pietro e la sinistra al suo seguito. Che poi, se lo continuano a pensare, è anche un bene.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica