Roma la impegna da anni, ma è quel laccio stretto con la sua Lavagna il nodo da sciogliere. Dialogo costante, occhi puntati e polso tastato sempre: Gabriella Mondello, parlamentare del PdL e già primo cittadino di Lavagna per 24 anni, torna a ricandidarsi sindaco per la lista civica «La città di tutti», sostenuta dal Popolo della Libertà. Torna con gli anni romani e gli input incrociati; torna con il tempo giusto di una città che sta cambiando pelle. E il coraggio di una sfida non spaparazzata sul gioco al massacro. Solo l'evidenza di una realtà cui mettere mano con urgenza. Provocatoriamente, alla luce dei successi, delle battaglie vinte, perché misurarsi ancora in questi metri quadri? Lei, pacata, grinta addomesticata per l'occasione, la prende da lontano:
«Proprio in un momento come questo, in cui si avverte il massimo distacco della politica dal territorio, è importante ritornarci e avvicinarsi ai problemi. Ti serve anche in Parlamento, per non perderti nei massimi sistemi e avere la reale dimensione dei fatti».
Ad un livello più pratico?
«Mi sono resa conto che il progetto di città che avevo in mente non corrisponde a quello sviluppato a Lavagna in questi ultimi anni. Che può essere gradito ad una certa fascia di persone, ma non c'entra niente con quel concetto di città aperta cui stavamo lavorando. Vedi il problema parcheggi, multe su multe. E' la chiusura materiale al turismo, non a caso le lamentele del tessuto produttivo».
Urgente bisogno di ossigeno?
«Visto che non esisteva una classe amministrativa moderata e centrista, s'è aggregato un gruppo si professionisti e commercianti, persone competenti che conoscono a fondo e agiscono sul territorio, per cambio di passo di cui Lavagna ha bisogno. In lista solo tre consiglieri uscenti, Elia, Chiappara, Bardazzi, dai 38 ai 42 anni, l'età giusta: prima il lavoro poi l'impegno politico».
Ritroverà il suo elettorato?
«Diciamo che recupero chi nella scorsa tornata ha votato questa amministrazione perché desiderosa del cambiamento. Ho ascoltato e guardato molto: queste persone sono assolutamente deluse. Poi c'è da acquisire un'altra fetta di popolazione nuova: Lavagna sta cambiando e questo cambiamento va intercettato».
PdL schierato con lei, e Santo Nucera, l'imprenditore edile aderente alla Lista Biasotti con cui esordì due anni fa alle provinciali, che non si piega agli ordini di scuderia e corre da solo a sindaco. Può rompere qualche equilibrio?
«La sua lista deriva dalla presenza di personalismi e non credo possa interferire, non ha particolare connotazione politica e non arriva neppure a venti nomi. E poi tradizionalmente Lavagna si presenta con una pluralità di liste».
Il programma con cui si rimette in gioco?
«Chiaro e lineare. L'unica forte polemica di questa campagna è stato il motivo finanziario, ma sul bilancio sono i documenti a parlare. Perché la questione non è tanto sul debito accumulato dal Comune, quanto sul suo utilizzo. La qualità della vita non è migliorata; la stessa ingombrante rotonda dinanzi alla stazione ferroviaria è uno spreco, non ha diminuito le code e minaccia la sicurezza dei pedoni. Noi impiegheremo al meglio le risorse: attenzione alla prima casa con l'edilizia sociale; tra le opere importanti la riqualificazione della via Aurelia lato ferrovia e lato monte; parcheggio interrato e interventi infrastrutturali per riaccendere la città. Oggi alle 18 aspettiamo il vice ministro Castelli, perché le infrastrutture sono fondamentali per Lavagna».
Si ritroverebbe ancora vis a vis con l'affaire porto...
«Il progetto presentato è soprattutto un annuncio che ha suscitato opinioni contrarie. Siamo d'accordo sulla riqualificazione della piastra, quanto al resto si vedrà, ma di certo lo affronteremo in modo determinato».
Pronostici e riti scaramantici?
«Niente di niente. Ho fatto troppe campagne elettorali e non sempre nel segreto dell'urna la gente si comporta come dice. Ma al di là di tutto, ho ritrovato la mia città e persone nuove con cui riaccender la mia, la nostra Lavagna».
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