Putin: «Cheney parla come spara, con l’America ancora divergenze»

Mosca e Washington non sono nemiche, ma su Irak, Iran e Corea del Nord nessuna intesa

Alberto Pasolini Zanelli

da San Pietroburgo

Ouverture scoppiettante per il G8 di sabato prossimo a San Pietroburgo. Il padrone di casa, il presidente russo Vladimir Putin, dà il benvenuto agli ospiti a stelle e strisce con un attacco al numero due della Casa Bianca, Dick Cheney, che, dice il signore del Cremlino, ha «sparato storto ancora una volta». È stata la battuta centrale di una intervista alla rete televisiva americana Nbc in cui Putin ha ironizzato pesantemente sul vicepresidente Usa indicandolo come l’esempio e il capofila dei nostalgici della Guerra Fredda. Cheney si è effettivamente distinto nei giorni scorsi per le severe critiche all’attuale dirigenza del Cremlino, che egli ha in particolare accusato di avere «innestato la marcia indietro» nello sviluppo della democrazia in Russia. È questa l’affermazione che Putin ha paragonato alla sfortunata conclusione di una recente battuta di caccia di Cheney in un ranch del Texas: quella in cui il vicepresidente Usa sparò per errore a un amico «scambiandolo per un uccello».
Cheney, ha insistito Putin, «parla come spara». Le sue critiche sono state definite dal leader russo come «avanzi della Guerra Fredda, speculazioni politiche e toni polemici che rivelano nostalgia di un tempo in cui il problema centrale era la necessità di effettuare il containment della Russia». Questa «fissazione» di «arginare» Mosca anima, secondo Putin, una serie di «dichiarazioni sbagliate che dimostrano che ci sono persone che non hanno ancora capito i grandi mutamenti geopolitici che si sono verificati nel mondo. Che non si sono accorte che la Russia e gli Stati Uniti hanno smesso da tempo di essere nemici».
Divergenze ci sono, questo sì, e Putin ne ha enumerate alcune con argomentazioni anche severe. Prima di tutto l’Irak: «È vero che noi eravamo contrari all’azione militare, mentre George Bush la pensava in modo diverso. Ma ora credo che sia chiaro che la ragione era dalla nostra parte: gli iracheni non vivono meglio di quanto accadesse all’epoca di Saddam Hussein. In particolare la situazione della sicurezza è peggiorata e si profila una persistente minaccia di disintegrazione dello Stato». Secondo tema, l’Iran e, per analogia, la Corea del Nord: è vero che la Russia è contraria ad azioni di forza. «Noi pensiamo che non si debba imboccare una strada che porterebbe soltanto a una situazione di stallo».
Quello che Putin non ha menzionato è però l’argomento che oggi come oggi dà motivo al più vivo contrasto fra Mosca e Washington: le tensioni e l’instabilità in Ucraina. L’America si è impegnata a fondo nel sostegno a un movimento rivoluzionario e liberalizzatore che si è però qualificato, o almeno al Cremlino è stato percepito, come antirusso.

Gli avversari del nuovo corso a Kiev si appoggiano invece sempre più chiaramente a Mosca, al punto da cercare ora di mettere in piedi una coalizione di governo che includa i comunisti. Che in Russia sono fuori dalla stanza dei bottoni.

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