Antonio Risolo
Cantieri chiusi, porti turistici in ginocchio, cinque saloni nautici rinviati o annullati (Dubai, Singapore, Yare, Versilia Yacting Rendez-vous e Salone Nautico Venezia). E stagione delle consegne compromessa.
Anche la filiera nautica torna a soffrire dopo aver superato con grande fatica la crisi globale del 2008. Considerato da sempre la cenerentola dell'industria nazionale, infatti, il settore rischia di essere l'ultimo dei pensieri di un governo che non è in grado di tracciare la rotta giusta in piena emergenza pandemia. Ma qualcosa si muove. In Liguria, ad esempio, grazie alla coraggiosa ordinanza del governatore Giovanni Toti, che ha autorizzato (a partire dal 14 aprile) la riapertura di alcune attività legate alla nautica, ai settori balneari, all'edilizia e ad altre piccole attività da svolgere in sicurezza. Un esempio pratico di riapertura graduale ai tempi di un governo immobile, indeciso, confusionario. Ma non basta, dal Tirreno all'Adriatico c'è una lunga filiera in pieno dramma.
«Bisogna ripartire da alcune attività - ha spiegato Toti - come quelle dei cantieri della nautica propedeutici alla consegna delle imbarcazioni già allestite e controlli alle imbarcazioni da parte delle darsene».
Secondo i codici Aeco, l'attività del settore è considerata «non essenziale». Eppure l'industria nautica - che oggi vale 4,7 miliardi (sono circa 23mila gli addetti diretti, che salgono a oltre 180mila indotto compreso) - contribuisce con una quota non trascurabile al Pil nazionale.
Parliamo di un comparto ad alta stagionalità che proprio in questo periodo ha capannoni e piazzali pieni di barche pronte per la consegna.
Se non adesso, quando? Se i cancelli non riaprono subito, i cantieri rischiano di perdere anche tutto l'esercizio 2021. Non è un mistero, infatti, che il 90% della produzione di yacht, super e megayacht sia destinata all'export.
Secondo le stime di Confindustria Nautica, allo stato attuale sono a rischio più di 5mila i posti di lavoro. Che potrebbero raddoppiare se la situazione non dovesse migliorare nel giro di qualche settimana.
Premesso che l'emergenza sanitaria e sociale è decisamente la priorità assoluta, resta da capire il meccanismo perverso del codice Ateco.
«I nostri imprenditori - dice Marina Stella, direttore generale di Confindustria Nautica - hanno messo in primo piano la sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori, rispettando da subito il protocollo del 14 marzo scorso. E sono pronti a continuare a farlo creando un percorso in armonia con le istituzioni. Alcune aziende, tra cui Veleria San Giorgio e Zaoli Sails, hanno perfino riconvertito la produzione dedicandosi alla produzione di mascherine protettive.
Ora è importante capire come potrà avvenire, gradualmente, la ripresa delle attività produttive per non interrompere i flussi finanziari altamente correlati alla stagionalità ed evitare in questo modo di incidere sui fondi della cassa integrazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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