La ricchezza è nelle idee

«Non segheremo i rami dell’albero su cui stanno la nostra economia, la nostra società e le nostre famiglie». L’ha detto Giulio Tremonti nel suo intervento durante il dibattito alla Camera sulla crisi economica. Sono poche parole che contengono tanta filosofia dell’azione di un governo, nelle politiche economiche e sociali. Un governo ha solo una ricchezza: la società, l’economia e le famiglie che si trova a governare. O un governo parte da questa convinzione o fa dei disastri. A sinistra l’economia italiana non l’hanno mai digerita, il professor Prodi per anni ci ha spiegato che l’economia fatta di piccole e medie imprese era afflitta da nanismo. Imprese troppo piccole e troppo diffuse. Mentre Prodi esponeva questa teoria il suo collega Visco combatteva il nanismo delle imprese contribuendo a farle diventare ancora più piccole, fino a raderne al suolo un bel po’. Tremonti da anni parla delle partite Iva, 8 milioni, di quella che Dario Di Vico chiama la pancia del Paese (vedi il suo libro Piccoli). Ne parla come la ricchezza del nostro Paese, non come del nostro problema. In questa affermazione è nascosta una grande filosofia di origine liberale e cristiana: il modello di società da favorire non è quello che hai in testa, la società dalla quale partire, da incoraggiare, semmai da correggere, è quella che ti trovi davanti, con la sua storia fatta di ideali, sentimenti e soprattutto sudore della gente comune.
Questa idea è dotata di una dose di concretezza che pervade tutto il discorso tremontiano.
Lo pervade nella prudenza che Tremonti rivendica alla sua politica. «Il dovere della politica e del governo non è quello dell’avventura, ma quello dell’equilibrio e della responsabilità», ha detto. Se non ci fossero state queste componenti oggi saremmo stati nelle condizioni della Grecia. Il governo non è stato immobile su ciò che poteva fare ed è stato irremovibile su ciò che non si doveva fare.
Era giusto che il governo entrasse nel capitale delle banche? Ma questo non è un governo liberale? Non ha sempre sostenuto il mercato? Certo, ma proprio per questo occorreva non mandare in malora il mercato che in Italia, come altrove, è fatto di consumatori ma, più che altrove, molto di più, è fatto di risparmiatori e che, nonostante ciò che ne pensano gli illuminati di sinistra, è una ricchezza del nostro Paese e non una zavorra.
La forza del nostro Paese, il nerbo del nostro Paese è quello che ci ha fatto superare la crisi. La manifattura è meglio della finanza, ha detto Tremonti. Il nostro Paese è fatto di manifattura. Il risparmio è meglio del debito, ha ancora affermato Tremonti. Il nostro Paese è un Paese di risparmiatori. La flessibilità è meglio della rigidità, ha detto ancora Tremonti. Il nostro Paese, grazie ai suoi 8 milioni di Partite Iva, ha la flessibilità giusta per superare i marosi delle crisi. Questa è l’Italia da salvare, da far crescere. Non quella nella testa di qualche economista o politico astratto che dimostra di non conoscere il nostro Paese. Per questo il ministro dell’Economia del governo Berlusconi ha detto che non tasseranno le rendite finanziarie, il risparmio e la casa. Perché hanno rispetto dell’Italia costruita dagli sforzi degli italiani. Il discorso di Tremonti può essere letto integralmente sul Giornale di oggi.

Sarebbe bene che lo leggessero in tanti e soprattutto nel Pdl perché non c’è nulla di peggio che sentire parlare di idee belle e di proposte giuste da chi non ne ha capito il senso. In questo discorso ci sono le politiche e c’è anche il senso delle politiche fatte e da fare. Un Tremonti d’annata.

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