Ritardi, forfeit, censure L’odissea lunga tre anni di un’opera «maledetta»

Ci azzeccò il produttore Alessandro Fracassi quando confessò al Giornale, ormai due anni fa: «È come se quel titolo si portasse dietro un’aura di maledizione». Grazie: è Il sangue dei vinti. Titolo scomodo, come il libro da cui è tratto. Mai lavorazione di un film, nato per Raiuno, fu più tribolata, tra ritardi, intoppi, infiniti ritocchi al copione firmato da Massimo Sebastiani e Dardano Sacchetti, registi interpellati e via via caduti (Carlei, Negrin, Zaccaro, Battiato...), dubbi sulla formula, perplessità nel Cda di viale Mazzini, riflessioni sull’opportunità politica di farlo, nervosismi vari, per non dire del forfeit dichiarato da alcuni degli interpreti contattati: da Valeria Golino a Sabrina Ferilli, da Carlo Cecchi a Fabrizio Gifuni.
Solo il sì di Michele Placido, alla fine, permise al progetto, varato nell’ormai lontano 2005 dall’allora capo della fiction Agostino Saccà in collaborazione con Fracassi (nove milioni di euro il costo totale della miniserie in due puntate, di cui quattro e mezzo dati dalla tv), di arrivare al primo ciak. E di nuovo ricominciarono i problemi. Il Comune di Saluzzo, temendo un’operazione «di indebito revisionismo», operò una sottile forma di boicottaggio verso la troupe; la Piemonte Film Commission, generalmente di manica larga, offrì una miseria, poco più di 40mila euro; gli esperti ministeriali bocciarono per due volte la sceneggiatura, negandole «l’interesse culturale nazionale» impedendo così al film di accedere ai finanziamenti pubblici.
Magari saranno state solo coincidenze. Però «la maledizione» è proseguita. Nessuna rassegna voleva proiettarlo in anteprima, per le ragioni più diverse, pure accettabili (il veneziano Marco Müller si aspettava «un gotico sulla Resistenza»); e anche il Festival Roma l’ha ripreso tra qualche titubanza, in extremis, piazzandolo tra gli eventi speciali, dopo aver spedito un mezzo no che sollecitò l’intervento del Giornale.

L’ultimo capitolo della storia risale a sabato, quando il vicedirettore generale della Rai, Giancarlo Leone, ha finalmente reso noto, tramite lettera sul Riformista in risposta a un articolo di Giampaolo Pansa, l’autore del libro da cui l’opera è tratta, che il film uscirà a marzo nelle sale distribuito da 01 e sarà trasmesso in tv, nella sua versione lunga, a partire dal dicembre 2009, cioè nel 2010. Per dirla con lo scrittore-giornalista: «Se non sono forche caudine, sono certamente forchette caudine».

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