La Rochelle e gli altri eretici del "socialismo fascista"

L'editore Fuoriscena propone autori significativi del panorama conservatore come lo scrittore francese quasi inclassificabile

La Rochelle e gli altri eretici del "socialismo fascista"

Tra le novità librarie, spicca Socialismo fascista di Pierre Drieu La Rochelle. È un'antologia di scritti politici dell'autore di Gilles e Fuoco fatuo, due romanzi di grande valore letterario. Socialismo fascista inaugura una serie di volumi dedicati alla cultura di destra dall'editore Fuoriscena, marchio appartenente alla galassia di Cairo. Seguiranno Cos'è il fascismo? di Giovanni Gentile e Imparate a sparare di Vladimir Jabotinsky. Quest'ultimo è il teorico del sionismo di destra. La conferenza di Giovanni Gentile aveva l'ambizione di dare una cultura al fascismo. Sono indubbiamente titoli interessanti. I testi di Drieu risalgono agli anni tra il 1934 e il 1943. Sono utili a comprendere il motivo per il quale Drieu scivolò nel collaborazionismo con i nazisti durante l'occupazione della Francia. E spiegano cosa sia ancora oggi il rossobrunismo, ovvero quella corrente politica, marginale ma vivace, dove si toccano estrema destra ed estrema sinistra. Drieu, negli ultimi mesi, quando era ormai chiara la sconfitta tedesca, sperò che l'Europa fosse liberata in misura decisiva dall'Unione Sovietica. La destra che guarda a Est è nella storia francese, e la testimonianza recente più suggestiva è Archeofuturismo di Guillame Faye, ex mostro sacro della Nuova destra, poi dichiarato eretico. Faye immagina, in una suggestiva appendice narrativa al suo saggio, un mondo dove Russia e Europa sono un solo Paese e una grande potenza mondiale. Beh, francamente Faye ha indovinato quello che sembrava il progetto tedesco fino alla guerra in Ucraina: know-how tecnologico europeo più infinite risorse russe uguale ricchezza. Ecco perché un ex cancelliere della Germania, Gerhard Schröder, ha occupato una posizione di rilievo in Gazprom, azienda russa di Stato che dispensava gas a mezza Europa.

Leggendo Drieu, viene subito in mente l'incredibile laboratorio politico che fu la Fiume dannunziana. L'impresa fu patriottica ma non nazionalista: il nazionalismo era un'idea imposta dai Paesi nordici per soffocare la più grande ricchezza italiana, ovvero la sua varietà, figlia delle frammentazione politica. La Carta del Carnaro, cioè la Costituzione scritta da Alceste de Ambris e Gabriele d'Annunzio, era corporativista in un senso diverso da quello fascista. Tra i legionari, c'era una frangia significativa simpatizzante per la rivoluzione bolscevica. L'esperienza libertaria, e in netto anticipo sui tempi, nel campo dei diritti civili. Non sarà un caso che Drieu fosse un ammiratore di Gabriele d'Annunzio (e ben prima dell'occupazione di Fiume, che risale al 1919-1920).

Un elemento storicamente importante, che emerge bene da Socialismo fascista, è la mobilità di un pensiero politico in cui spesso la destra si confonde con la sinistra. Centrali, nell'esperienza di Drieu e di molti altri intellettuali francesi, furono i fatti del febbraio 1934. Il banchiere Alexandre Stavisky aveva messo insieme un gigantesco schema Ponzi con la collusione di alcuni ministri del governo radicale (cioè di centrosinistra, per intenderci). Ovviamente causò una crisi economica. Nel caos, giocava un ruolo anche l'origine ebraica di Stavisky. Era appena crollato il tentativo di creare un polo bancario cristiano, e molti imputavano il fallimento ai Rothschild. Ci fu una insurrezione, non solo a Parigi. In piazza scesero l'estrema destra e l'estrema sinistra. Nella capitale, il governo, alle strette, fece aprire il fuoco sui manifestanti. Seguì un periodo in cui tutto sembrava possibile. Una rivoluzione rossa come una nera. Nei cantieri navali, gli scioperanti comunisti sparavano, con l'approvazione della destra fascista. È proprio Drieu, in Gilles ma anche e soprattutto nella corrispondenza privata di quegli anni, a cogliere magistralmente il clima di inquietudine.

La serie di Fuoriscena ha l'ambizione di disegnare una mappa geografica, oltre che storica, delle destre, ed è questo, forse, l'aspetto più originale. La Francia di Drieu, l'Italia di Gentile, il sionismo di Jabotinsky. Si segnalano le introduzioni di Salvatore Natoli a Gentile e di Paolo Di Motoli a Jabotinsky mentre David Bidussa si è occupato di Drieu con equilibrio. L'intento complessivo è descrivere il pensiero della destra «attraverso i grandi autori che hanno messo a terra il vocabolario politico dentro al quale anche oggi ci muoviamo» (così si legge nella quarta di copertina di Socialismo fascista). Molti passi in avanti sono stati fatti dai tempi di Drieu La Rochelle, morto suicida per non affrontare un'umiliante epurazione in quanto collaborazionista con l'invasore nazista. La serie di Fuoriscena tiene conto della varietà del pensiero di destra in cui Drieu occupa un posto tutto particolare. Tra i prossimi titoli sono previsti i discorsi di Margaret Thatcher oltre ai classici Barry Goldwater, un conservatore a stelle e strisce ben diverso da Trump, e Ortega y Gasset, un altro conservatore ma mediterraneo con venature liberali. Sono previsti dieci titoli entro la fine dell'anno. Mente dell'interessante operazione è l'editor Maurizio Donati.

Un solo appunto. Il «vocabolario» della destra non si esaurisce nel nazionalismo, antiparlamentarismo, antiamericanismo, sovranismo anche economico, esclusione dello straniero, come suggerisce l'aletta di Socialismo fascista. Anche l'attribuzione alla destra di una egemonia culturale pare esagerata. In politica, a fronte delle dichiarazione di intenti, i fatti, per ora, sono poco significativi. Nel mondo culturale, essere di sinistra, qualunque cosa significhi oggi sinistra, è ancora obbligatorio o quasi.

In Italia esiste, ed è forse la maggioranza, una destra conservatrice, più o meno liberale in economia, talvolta cattolica, europeista anche se scontenta dell'attuale Unione, atlantista per vocazione e origine. Per capire questa destra, e per capire perché sia nettamente sotto-rappresentata, bisogna leggere alcuni autori, da Friedman alla Scuola austriaca, da Scruton a Finkielkraut, da Del Noce a De Felice, da Houellebecq a Fosse, da Popper a Ricossa, da De Benoist a Tarchi, da Bernanos a Ratzinger. Nel Manifesto dei conservatori, Prezzolini lasciava un programma politico ancora valido in poche righe. Lo Stato deve essere forte ma anche minimo: «Dovrebbe limitarsi a provvedere, in modo tecnico perfetto, la sicurezza dell'indipendenza nazionale, le comunicazioni rapide e a buon mercato, l'igiene necessaria alla salute della popolazione, la scuola che sa scegliere i migliori, una vecchiaia non questuante, la cura delle malattie gratuite; e soprattutto dovrebbe offrire un corpo di giudici imparziali, un codice di leggi chiare, una esecuzione della giustizia rapida e poco costosa per tutti ed una stabilità che permetta ai cittadini di provvedere al futuro con una certa sicurezza».

C'è anche gente di

sinistra nel nostro elenco, molto parziale. La destra, in fondo, non ha pregiudizi. La serie di Fuoriscena, al netto dell'enfasi del risvolto, neanche. Che sia possibile, per una volta, discutere sul serio?

Ce lo auguriamo.

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