Una 37enne ha raccontato di essere stata insultata in sala parto, mentre stava partorendo in un noto ospedale della Capitale. Claudia, che era rimasta incinta in pieno lockdown, ha raccontato:"I dolori erano atroci. Dovevo fare l'epidurale ma non riuscivo a stare immobile, avevo delle contrazioni fortissime e mi hanno subito rimproverata dicendo che dovevo stare ferma. Ho detto ‘non ce la faccio'. Non l'avessi mai fatto: la dottoressa in sala ha risposto "per me chi dice ‘non ce la faccio' può anche morire qui sul lettino". E ha continuato a parlare col suo assistente come se non ci fossi, dicendo che non ero forte a livello psicologico e non dovevo dire certe frasi". Questo incubo, come riportato da Fanpage, ha un nome ben preciso: violenza ostetrica.
Traumatizzata da quella esperienza
La 37enne ha raccontato che, appena rimasta incinta del primo figlio, già parlava con il suo compagno di averne anche un altro poco dopo. Adesso, dopo l’esperienza traumatica che ha vissuto, non è più certa di voler avere un altro bambino. Con l’espressione violenza ostetrica ci si riferisce in particolare agli abusi subiti dalla partoriente nell’ambito delle cure ostetrico-ginecologiche. Nonostante il nome, non si tratta però di una violenza perpetrata solo dalle ostetriche, ma può interessare tutti gli specialisti che seguono la donna durante il travaglio. Sono purtroppo molte le mamme che subiscono tali abusi in quello che dovrebbe essere il momento più bello della loro vita: la nascita di un figlio.
Non voleva farle un'altra epidurale
Appena iniziati i dolori la donna sarebbe stata insultata perché si lamentava e diceva che non ce l’avrebbe fatta. Poco dopo Claudia è riuscita a farsi fare la prima puntura di epidurale, ma l’ostetrica “continuava a dire all'anestesista di non farmi un'altra epidurale perché ero una lamentosa, o sarebbero andati troppo per le lunghe. Non so se c'entra il fatto che quel giorno oltre mio figlio sono nati dieci bambini e serviva la sala. Io continuavo a chiedere l'epidurale, lei insisteva a negarla. Faceva così male che non riuscivo a concentrarmi sulla spinta, mentre lei mi diceva frasi assurde del tipo ‘non vuoi il bene di tuo figlio, lo devi far nascere se no non gli vuoi bene'. Ma certo che gli voglio bene a mio figlio, ma in quel momento non riuscivo. A quel punto ho chiesto il cesareo, l'anestesista ha deciso di non ascoltare più l'ostetrica e mi ha fatto l'epidurale. Il dolore si è abbassato così tanto che sono riuscita a concentrarmi sulla spinta, e mio figlio è nato in cinque minuti. Pesava più di quattro chili: io sono alta 1,57 cm e peso cinquanta chili, credo sia anche per quello che avevo tanto dolore".
Il problema dell'allattamento
Quando la neo mamma ha ringraziato l’anestesista è stata rimproverata dallo stesso perché avrebbe dovuto invece ringraziare l’ostetrica. Anche dopo il parto le cose non sono subito migliorate, c’era infatti ancora il problema dell’allattamento. In emergenza Covid nessun parente o amico poteva andare a trovarla in ospedale e anche il suo compagno aveva il permesso di farle visita per una sola ora al giorno. Gli unici che continuavano a entrare e uscire dalla stanza erano medici, infermieri e ostetrici, ognuno dei quali dava consigli diversi alla 37enne. In quella confusione la donna non è riuscita a attaccare il figlio al seno.
Quando ha lasciato l’ospedale, in lacrime, per tornare a casa, ha subito chiamato un'ostetrica privata e in una trentina di minuti è riuscita ad allattare il figlio senza problemi. "Capisco che per loro non è una novità e vivono i parti in continuazione. Ma per noi non è così. Non si possono trattare le persone in questa maniera, ci vuole un po’ di delicatezza. Quando sono uscita dall'ospedale mi sono detta che non avrei mai più avuto un altro figlio. A distanza di tempo ci sto pensando, ma sicuro mai più lì, ed è assurdo che io debba tentare la fortuna da un'altra parte. All'università avranno anche imparato tante cose sulla tecnica, ma dovrebbero fare lezioni dal punto di vista psicologico perché hanno atteggiamenti medievali. La dottoressa che era in sala quel giorno non si ricorderà mai di avermi detto quella frase.
Io invece lo ricorderò per sempre", ha concluso la 37enne. Nel 2017 anche un'altra neo mamma aveva raccontato di essere stata insultata mentre si trovava in sala parto per dare alla luce il suo bambino. Era successo a Napoli.
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