Il racket delle case popolari: così le rivendono al mercato nero

Gli assegnatari delle case popolari fatti uscire con una grossa somma. Ma l'appartamento è di proprietà del Comune

Il racket delle case popolari: così le rivendono al mercato nero

Non solo le case popolari occupate. Non solo gli assegnatari legittimi che attendono un posto (inutilmente) mentre inquilini abusivi se la spassano tra le “loro” mura. Non solo anziani malati, vedi il caso di Ennio Di Lalla, che escono di casa la mattina e si ritrovano l’appartamento invaso da una famiglia di nomadi. A Roma esiste un altro mercato, nero ovviamente, di case popolari che vengono “vendute” dagli assegnatari a prezzi da capogiro nonostante non siano tecnicamente i proprietari dell’immobile. La casa è, o meglio sarebbe del Comune, ma loro la rivendono come se fosse roba loro.

A scoprirlo è stata l’inviata di Quarta Repubblica, la trasmissione di Nicola Porro in onda su Rete 4. In piazza Testaccio, a Roma, un’intera palazzina di proprietà del Comune e gestita dall’Ater è abitata da persone che pagano canoni decisamente bassi, intorno ai 200 euro. Alcuni dei locali sono occupati abusivamente. In che modo? “Questo al secondo piano - rivela uno degli abitanti - ha trovato un amico, gli ha dato 40mila euro e si è preso l’appartamento”. In gergo si chiama “uscita”: pagare una grossa cifra al legittimo inquilino della casa e poi abitarla, anche se non se ne avrebbe il diritto. Il tutto ovviamente resta intestato al legittimo assegnatario, almeno fino alla prima sanatoria utile.

Il mercato nero degli immobili popolari sarebbe un sistema rodato in diverse zone della Capitale. C’è chi ha sistemato la figlia con 10mila euro. Chi con cifre ben più alte, in base ovviamente al tipo di immobile. “A me hanno offerto 100mila euro se me ne vado”, spiega un inquilino. Come funziona la truffa? “Gli eredi dei titolari deceduti - rivela una fonte a Quarta Repubblica - se la sono venduta. Gli danno sottomano dei soldi e quelli gli danno le chiavi anche se resta tutto a nome suo”. Facciamo un esempio. “Mio zio aveva una casa a San Basilio assegnata dall’Ater. Con mio zio dentro morto sul letto, tra quelli che venivano a dare le condoglianze un soggetto mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Tu sei il nipote? Senti, qui ci sono 60mila euro’. Non si parla di spicci. Se gli davo le chiavi me ne andavo, sparivo”. A gestire il tutto sarebbe una “rete di gente poco raccomandabile”.

Per Annamaria Addante, dell’Associazione Inquilini e Proprietari, il motore sarebbero i movimenti della lotta per la casa.

“Quello che feci io - spiega un altra fonte - ho dato una buonuscita (a chi era dentro, ndr): non avevo i soldi in contanti, ma ho fatto un prestito in banca e ho pagato la persona che mi ha lasciato la casa. Quando gli ho dato i soldi, lui era già uscito e la casa era vuota”.

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