RomaConsueta sciarpa bianca su abito scuro, Gian Luigi Rondi fa il bilancio del Festival, il primo da lui presieduto, dal palco della sala Petrassi: solo sulla sedia rossa, inquadrato da un occhio di bue. Protagonista assoluto. Naturalmente, a sentirlo leggere le cifre, va tutto bene: più biglietti emessi, 115mila contro i 110 e i 102 degli anni scorsi, un incasso che si avvicina ai 400mila euro, più accreditati, più affari al mercato, più copertura stampa, meno soldi spesi (2 milioni in meno, da 17 e mezzo a 15 e mezzo). Eppure nel giorno della premiazione finale, linfaticabile Rondi, 87 anni, tradisce a tratti qualche nervosismo. Magari si aspettava una passeggiata, allinsegna del consenso, invece sono piovute critiche da destra e da sinistra: sulla fisionomia della manifestazione, considerata «provinciale» più che internazionale, sulle prospettive future, sulla qualità dei film, sullassenza delle star eccetera.
Con sublime diplomazia di marca andreottiana, esordisce così, riferendosi a chi ha intonato anzitempo il de profundis del Festival causa vittoria di Alemanno: «Immaginate quante volte ho visto evolversi intorno a me la politica italiana. Ma riesco sempre a tenerla lontana dalle mie manifestazioni. Ci sono state battute di attesa, per la serie: vediamo a chi obbedisce Rondi. Voi sapete, però, che io non obbedisco a nessuno».
Il presidente dà del tu a tutti i colleghi, sorride, blandisce. «Il mercato mi ha dato grandi soddisfazioni, vorrei potenziarlo sempre di più, essendo il secondo polmone della rassegna. Perché senza industria non si ottengono i film, e senza i film non si fanno i festival». Lapalissiano. Dice, a proposito del voto popolare, che «è andata benissimo anche col marchingegno suggerito dal mio notaio per conoscere il gradimento del pubblico pagante»; quanto alla giuria di esperti, formata da Edoardo Bruno, Michel Ciment, Roman Gutek, Tahar Ben Jelloun ed Emanuel Levy, spiega «che con i critici non si sbaglia mai». Ovviamente sono stati premiati film diversi, il che confermerebbe la bontà della scelta. «Sono le due facce della manifestazione: il pubblico la ama, se poi certi snob preferiscono non venire, pazienza».
Non si capisce bene a chi si riferisce. Ma si capisce che Rondi, il cui contratto dura tre anni, ha intenzione - pacatamente, serenamente, per dirla con Crozza/Veltroni - di farsi sentire nei prossimi mesi. «Ho sofferto un po di non sapere che film venivano proiettati, essendo stato nominato in corso dopera. In futuro cercherò un scambio di opinioni più stretto con i selezionatori». Prima stoccata. Subito arriva la seconda: «Lavvenire tecnico della manifestazione è in sospeso, perché ho molte idee in testa, non nel cassetto. Ma prima devo parlarne al cda dell11 novembre. Tra i temi allordine del giorno metterò la non completa autonomia dei direttori... cioè il dialogo». I selezionatori «amatissimi» sono avvertiti. Intanto si scopre che ledizione del 2009 si svolgerà dal 16 al 25 ottobre, a un mese di distanza dalla fine della Mostra, che lanno prossimo parte il 2 settembre. Ci sarà da ridere. Ma, sintende, «non cè concorrenza tra la mia amatissima Venezia e questo Festival dove sono appena arrivato».
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