Ruby, Maroni: "Questura ha seguito la prassi" Il premier: "Tutti contro di me ma vado avanti"

Maroni: "La Questura ha seguito la prassi". Ma il pm non diede l'affido.  Bersani chiede al premier di dimettersi. Ruby: "Berlusconi mi ha aiutata". Il Cavaliere: "Amo le donne e non cambio"

Ruby, Maroni: "Questura ha seguito la prassi"  
Il premier: "Tutti contro di me ma vado avanti"

Milano - Il pm dei minori di Milano, Annamaria Fiorillo, che era di turno il 27 maggio scorso quando Ruby venne fermata e portata in questura, diede disposizione affinché la ragazza venisse collocata in una comunità protetta in attesa dell’intervento del Tribunale per i minorenni. Il caso diventa sempre più intricato. E, al di là dell'individuazione di eventuali responsabilità e negligenze, viene "cavalcato" ad arte per colpire l'immagine di Berlusconi. 

Maroni: "La questura ha seguito la prassi" "La Questura ha fatto un comunicato ieri sera in cui ha ribadito che non ci sono censure da muovere nei confronti del comportamento tenuto: una volta chiarito questo, per me è la cosa più importante, il resto sono valutazioni che si possono fare legittimamente". Così il ministro dell’interno, Roberto Maroni, parlando del comportamento tenuto dalla questura di Milano nel caso Ruby. "Dal mio punto di vista - ha continuato, arrivando a Varese per una premiazione della Confcommercio - i rapporti che ho mi confermano che in questura si sono comportati applicando tutte le regole, le norme e le prassi. Quindi - ha concluso - nulla da eccepire".  

Ma il pm non diede l'affido Il pm dei minori Annamaria Fiorillo che era di turno quando Ruby venne fermata e portata in Questura a Milano, non diede l’autorizzazione all’affido della ragazza alla consigliera regionale Nicole Minetti. È quanto si apprende da fonti giudiziarie qualificate riguardo a quanto accadde la notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi. Il pm Fiorillo, contattato più volte dalla polizia, non solo non diede il via libera alla consegna della ragazza a Nicole Minetti, ma, a differenza di quanto sostenuto ieri in una nota della Questura, non raggiunse mai alcun accordo circa l’affido della giovane alla consigliera, e non lo avrebbe raggiunto nemmeno nel caso fosse arrivata negli uffici di via Fatebenefraterlli una copia dei documenti di identità. Al magistrato, che comunque aveva disposto la collocazione della ragazza in una struttura protetta e, qualora non ci fosse stato posto, di trattenerla in Questura, dopo l’identificazione di Ruby non sarebbe mai nemmeno arrivata una telefonata per chiederle l’autorizzazione ad affidare la minorenne alla consigliera Minetti.  

Il premier: sono schifato, tutti contro di me "Schifato", ma determinato ad andare avanti. Berlusconi non usa mezzi termini per definire il suo sentimento davanti alla marea montante di polemiche nate intorno al "caso Ruby". Commenti indiretti, filtrati dalle conversazioni telefoniche che il premier ha avuto oggi con alcuni interlocutori. Berlusconi ha ripercorso la sera del 27 maggio scorso, quando chiamò la questura di Milano dove Ruby era stata fermata per furto. La circostanza della telefonata, come ha detto ieri Daniela Santanchè a "L’ultima parola", non è messa in discussione dall’entourage del premier. Lo stesso Berlusconi, pur se in modo implicito, l'ha ammessa pubblicamente, negando però di aver esercitato pressioni.

"Sono schifato" L’analisi di Berlusconi non si ferma alla notte del 27 maggio scorso. Il premier, nelle sue conversazioni, avrebbe anche ragionato sul quadro complessivo, politico e mediatico. "Ha detto di essere schifato", confida un esponente della maggioranza che lo ha sentito nel pomeriggio a proposito delle polemiche sul caso Ruby. Berlusconi non avrebbe commentato le critiche arrivate dal presidente degli industriali, Emma Marcegaglia. Ma ad alcuni interlocutori ha confermato di sentirsi accerchiato, ma anche di non voler cedere.

La sera del 27 maggio Quella sera il pm Fiorillo, contattato più volte dalla questura, dispose innanzitutto di compiere accertamenti su chi fosse la ragazza, sprovvista di qualsiasi documento di identità. Documento che, nonostante le ricerche nell’appartamento che la giovane aveva detto di aver condiviso con l’amica che l’ha poi denunciata, non venne trovato. Vennero però prese le impronte di Ruby e si riuscì a risalire ai suoi dati anagrafici e a scoprire anche che il responsabile di una comunità in provincia di Messina dove doveva trovarsi, aveva denunciato la sua scomparsa. Vista la situazione il pm quella notte allora decise che la ragazza dovesse essere protetta e quindi collocata in una comunità.

Da cosa nasce l'inchiesta Sono due gli spunti investigativi da cui si dipana l’indagine della procura di Milano per favoreggiamento della prostituzione, con al centro Ruby. A quanto si è appreso nell’inchiesta sono confluite le segnalazioni del Tribunale dei minorenni al procuratore aggiunto Piero Forno sui trascorsi della giovane e le indagini del pm Antonio Sangermano nate dopo il fermo di Ruby in questura del 27 maggio scorso per il presunto furto di tremila euro e di alcuni orologi. Per la vicenda sono state sentite alcune amiche che raccontarono agli investigatori le confidenze ricevute dalla giovane marocchina sul giro dei personaggi importanti da lei frequentato. A ciò si è aggiunta, tra gli atti dell’inchiesta, la relazione della polizia sulle indicazioni ricevute la notte del fermo di Ruby e che hanno portato ad affidare la ragazza alla consigliera regionale Nicole Minetti.

Telefonata agli atti  La ragazza era stata affidata alla Minetti dopo una telefonata di Berlusconi al capo di gabinetto della Questura di Milano. Telefonata agli atti dell’inchiesta. Dopo averla prelevata e portata via la Minetti non si sarebbe occupata di Ruby. Infatti la giovane pochi giorni dopo è stata trovata in giro per Milano in "atteggiamenti non adeguati", quindi di nuovo identificata e collocata in via d’urgenza in una comunità da cui poi è scappata più volte per esservi poi essere riportata.

Bersani: Berlusconi deve lasciare Non ha impiegato molto tempo a capire che questa poteva essere un'occasione troppo ghiotta per tirare nuovo fango sul presidente del Consiglio. L'opposizione, dopo aver fatto brevemente mente locale sul "caso Ruby", ha ingranato la quarta partendo all'attacco. E arrivando a chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi per fatti che devono ancora essere accertati. A chiedere al premier di andarsene è il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: "Le notizie che emergono da Milano ci dicono che Berlusconi non può ricoprire un minuto di più un ruolo che ha indecorosamente tradito. L’Italia - sottolinea - ha una dignità che non può essere messa a repentaglio davanti al mondo". A stretto giro di posta  controbatte Cicchitto: "Bersani cavalca la violazione del segreto istruttorio. È una manovra destabilizzante, provocherebbe una crisi al buio mettendo il Paese e i nostri titoli di Stato alla mercè della speculazione".

Capezzone: sinistra fomenta l'odio e fa boomerang "Com’è ormai evidente - dichiara il portavoce del Pdl Daniele Capezzone - l’attacco della sinistra contro Silvio Berlusconi sul piano personale, privato e del gossip produce due effetti negativi per il Paese e per la sinistra stessa: da una parte, fomenta l’odio di alcune minoranze (piccole ma pericolose, come io stesso ho potuto sperimentare di recente); dall’altra, da un punto di vista elettorale e di credibilità politica,

si risolve in un boomerang, perch‚ gli italiani vedono la differenza tra un Governo che cerca di concentrarsi sulle questioni concrete e un’opposizione dedita a guardare dal buco della serratura le stanze di Arcore". 

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica