Sublimato in ogni tempo da scrittori e poeti che ne hanno fatto il simbolo dell'amore e dei sentimenti in generale, il cuore è l'organo propulsore del nostro corpo. Un muscolo involontario attivo già durante la quarta settimana successiva al concepimento e in grado di pompare ben cinque litri di sangue al minuto. Sono proprio le sue contrazioni, sistole e diastole, a mantenere in vita l'organismo e ad assicurare un suo corretto funzionamento. È un meccanismo armonico quello di quest'organo che può tuttavia incepparsi, generando così disturbi più o meno gravi. Quasi a voler calzare la metafora letteraria attribuitagli, esso si ammala a causa di forti emozioni e dello stress. In gergo definita "crepacuore", in realtà questa condizione ha un nome ben preciso, sindrome di Takotsubo, ovvero un esempio di cardiomiopatia non ischemica. "Takotsubo" è una parola giapponese che fa riferimento a una specie di cestello usato dai pescatori per catturare i polpi. E come quest'ultimo, infatti, appare il ventricolo sinistro del paziente durante le indagini ecocardiografiche.
Da sempre ammantato di mistero, oggi una mappa svela i segreti del cuore. Un team internazionale di scienziati, guidati anche dall'italiana Michela Noseda, ha creato il primo atlante delle cellule cardiache umane. I ricercatori, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista "Nature", hanno dato vita a una raccolta di mappe (simili a un grande database) che, mostrando quasi mezzo milione di cellule cardiache, identificano ogni singolo ruolo nella "sinfonia" del battito di questo muscolo. Due le finalità dell'indagine scientifica che ha coinvolto sei regioni e quattordici cuori di donatori sani (sette uomini e sette donne). Capire innanzitutto come funzionano le cellule e come interagiscono fra di loro per preservare la funzionalità organica. E rivelare, altresì, quali alterazioni si verificano durante l'insufficienza cardiaca e quali causano le altre cardiomiopatie.
Sono oltre cinquanta i nuovi tipi di cellule individuate, tra muscolari, di supporto, vascolari e adipose. Gli studiosi hanno anche definito tipologie cellulari specifiche per ogni camera cardiaca, quelle che ricevono il sangue e quelle che lo pompano nel resto del corpo. Dalla ricerca è poi emersa l'esistenza di vari sottotipi di cellule muscolari, un dato questo davvero importante. A tale eterogeneità, infatti, sarebbe associata la corrispondente risposta terapeutica. Si aprirebbe così la strada a cure innovative. Ma le sorprese non finiscono qui. Si è constatato che il cuore delle donne, nonostante sia di dimensioni inferiori rispetto a quello degli uomini, presenta un numero maggiore di cellule muscolari.
Se confermato su larga scala, ciò potrebbe spiegare perché il sesso femminile è meno vulnerabile alle cardiomiopatie. L'atlante messo a punto è un mezzo fondamentale per una medicina cardiaca personalizzata. In futuro ogni singolo paziente potrà, infatti, essere protagonista della scelta terapeutica da intraprendere.
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