Aterosclerosi, i vasi sanguigni malati comunicano con il cervello

Nessuno fino ad ora è riuscito a capire se esista una connessione diretta fra le arterie e il cervello. Ciò perché le placche aterosclerotiche non sono innervate

Aterosclerosi, i vasi sanguigni malati comunicano con il cervello

Gli scienziati della Ludwig-Maximilians-Universität München, assieme a un team internazionale, hanno scoperto che nei pazienti affetti da aterosclerosi si verifica uno scambio di segnali nervosi tra le arterie e il cervello. Lo studio è stato pubblicato su "Nature". Da sempre l'attenzione della ricerca si è focalizzata sulle placche aterosclerotiche, ovvero depositi di colesterolo, tessuto fibroso e cellule immunitarie che si formano nello strato interno delle arterie. Il lume di queste ultime si restringe progressivamente a causa delle placche, con conseguenze molto pericolose: infarto, ictus, trombosi venosa profonda. Nessuno fino ad ora è riuscito a capire che esiste una connessione diretta fra le arterie e il cervello. Ciò perché le placche aterosclerotiche non sono innervate.

Le pareti delle arterie sono costituite da tre strati: esterno, intermedio e interno. Dal 2004 il team sta studiando cosa accade nella parete esterna delle arterie in soggetti con aterosclerosi. Quest'ultima è stata definita come una vera e propria malattia infiammatoria dell'intera arteria e il sistema nervoso periferico risponde a tale flogosi. I ricercatori hanno infatti rilevato che i recettori, ossia dei sensori molecolari, presenti nello strato esterno riconoscono dove si trovano le placche e dove i vasi sono infiammati. Tale identificazone è possibile poiché i messaggeri dell'infiammazione traducono i segnali flogistici in segnali elettrici. Il cervello, dopo averli elaborati, invia un segnale di stress al vaso sanguigno infiammato, con conseguente peggioramento della flogosi e dell'aterosclerosi.

Risultati cruciali sono stati ottenuti dalla professoressa Daniela Carnevale e dal professor Giuseppe Lembo del Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale dell'Università Sapienza di Roma. In un esperimento condotto sui topi, Carnevale ha interrotto la connessione elettrica fra un'arteria malata e il cervello. Otto mesi dopo ha confrontato i roditori trattati con quelli che non erano stati sottoposti a questa procedura. Negli animali che avevano ricevuto la terapia sperimentale l'aterosclerosi era meno sviluppata rispetto ai topi di controllo.

Gli scienziati vogliono ora capire com'è organizzato il sistema nervoso periferico e quale ruolo giocano gli altri recettori. La speranza è che in futuro si possano individuare e quindi trattare le cause dell'aterosclerosi.

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