Felicità, secondo uno studio olandese potrebbe essere ereditaria

L'ipotesi è stata avanzata in uno studio condotto dagli scienziati della Vrije Universiteit e pubblicato sulla rivista "Nature Genetics"

Felicità, secondo uno studio olandese potrebbe essere ereditaria

La felicità è forse l'emozione più sfaccettata, uno stato d'animo positivo provato da chi ritiene che tutti i suoi desideri siano soddisfatti. Il termine deriva dal latino"felicitas" e, nella declinazione"felix-icis", la radice "fe" significa prosperità, abbondanza, ricchezza.

Sin dalle origini l'uomo ha sempre ricercato questo stato di benessere, assolutamente variabile per ciascun individuo. C'è chi la associa, ad esempio, ad una sensazione di serenità sia fisica che mentale. Per altri, invece, essere felici significa affrontare l'esistenza con ottimismo, consapevoli che basti un pizzico di positività per arginare gli ostacoli quotidiani. Il tema della felicità ha appassionato in ogni tempo scrittori, poeti, filosofi; molti studiosi hanno cercato di approfondirlo, focalizzando l'attenzione sia sulla componente emozionale, sia sugli aspetti cognitivi e riflessivi.

Uno dei massimi esperti in materia è stato Michael Argyle. Lo psicologo inglese riteneva che questa emozione fosse rappresentata da un senso generale di appagamento complessivo che può essere scomposto in termini di piacere in aree specifiche, ad esempio l'autorealizzazione, i rapporti sociali, la salute, il lavoro. Le psicologhe D'Urso e Trentin, con le loro ricerche, hanno invece voluto sottolineare che la felicità è, altresì, legata al numero e all'intensità delle emozioni positive che il soggetto sperimenta. Inoltre, in quanto processo emotivo improvviso e piuttosto intenso, sarebbe più indicato definirla come "gioia", ovvero l'emozione che segue il soddisfacimento di un bisogno o la realizzazione di un desiderio accompagnata da una certa dose di sorpresa e di attivazione.

Ma se fosse tutta una questione ereditaria? Alcuni scienziati della Vrije Universiteit Netherlands hanno ipotizzato che il grado di felicità e serenità percepito potrebbe dipendere dal corredo genetico, anche se è quasi impossibile alterare le manifestazioni genetiche per migliorare questi aspetti. Secondo Meike Bartels che ha coordinato lo studio pubblicato sulla rivista "Nature Genetics", geni ed emozioni sembrano essere strettamente correlati. Dai risultati sono infatti emerse differenti varianti ereditarie per l'appagamento e diverse posizioni del genoma umano che possono spiegare i vari livelli di azioni nevrotiche.

La ricerca, condotta su circa 300mila individui sottoposti a indagini genomiche e a misurazioni del grado di soddisfazione e benessere, ha scoperto venti regioni legate all'appagamento collegate al genoma. Tuttavia, bisogna tener conto delle influenze ambientali che influiscono direttamente sul modo in cui i geni si presentano. Ma, soprattutto, è bene sapere che l'assenza di determinati cromosomi non si traduce in alcun modo nell'impossibilità di provare sentimenti positivi e, dunque, di essere felici.

Un altro studio, condotto da Susan Zinn dell'Università di Santa Monica, è giunto alla conclusione che i geni costituiscono il 40% del potenziale di sentimenti positivi. Il 60% della felicità percepita è attribuito allo stile di vita e ad altre influenze esterne. Secondo la scienziata, per essere felici è fondamentale abbandonare la ricerca della perfezione e della realizzazione.

In che modo? Provando a distogliere l'attenzione da sé stessi, impegnandosi ad esempio in attività di volontariato. Da non sottovalutare, infine, un'alimentazione sana ed equilibrata e tutte quelle attività che donano una sensazione di benessere, come l'esercizio fisico e il contatto con la natura.

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